Il Porto fa causa allo Iuav per San Basilio
Il Porto fa causa allo Iuav, perché l’Università di Architettura di Venezia - secondo il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa - non paga, come invece secondo lui dovrebbe, il canone di concessione per l’uso di due degli edifici - le procuratorie 5 e 6 - che occupa per le aule didattiche a San Basilio, di proprietà demaniale.
Una vicenda che si trascina da anni, ma che ha spinto nell’ultimo anno il Porto a citare in giudizio l’università veneziana (affidandosi all’avvocato Franco Zambelli), accusandola di aver occupato senza averne titolo gli edifici di San Basilio che pure ha restaurato a sue spese. Il Porto chiede, per ora, 2 milioni e 40 mila euro all’ateneo, pari a un canone annuo di 340 mila euro, per il periodo che va dal primo gennaio 2008 al 31 dicembre 2013. Ma la “tariffa” andrà naturalmente aggiornata anche per i periodi successivi, visto che l’Iuav continua a occupare per la sua attività didattica i due edifici di San Basilio e ha anzi ceduto in uso il numero 5 a Ca’ Foscari, che vi porta a sua volta i suoi studenti. Il decreto del Porto che cita in giudizio l’Iuav spiega anche perché solo ora l’Autorità marittima si sia mossa. Tra Iuav e Ca’ Foscari vi era infatti un’intesa in base alla quale la seconda avrebbe ceduto all’Università di Architettura il “parallelepipedo” di Santa Marta - una delle sedi occupate dall’ateneo - in cambio appunto dei due edifici demaniali del Porto che essa occupava. «Lo Iuav si impegnava formalmente», scrive il Porto, «a liberare le procuratorie 5 e 6 site a San Basilio entro nove mesi dalla consegna del Parallelepipedo da parte di Ca’ Foscari, nonché a corrispondere all’Autorità Portuale l’importo del canone concessorio relativo all’occupazione delle Procuratorie fino al rilascio della concessione definitiva che sarebbe dovuta avvenire in favore di Ca’ Foscari da parte dell’Autorità portuale».
Ma la vendita del Parallelepipedo allo Iuav da parte di Ca’ Foscari era poi saltata e così anche lo scambio di edifici. Ma l’Università di Architettura, pur continuando a occuparli, non aveva comunque versato nulla al Porto, invocando il fatto in base al quale a norma di legge la concessioni di beni immobili pubblici alle Università dovrebbe avvenire a titolo gratuito, per gli scopi didattici istituzionali che svolgono gli atenei.
«È così», conferma il rettore uscente e ora presidente della Fondazione Iuav, Amerigo Restucci, «e ci siamo già informati al Demanio. Questi spazi, che il Porto non utilizza e che noi stessi abbiamo restaurato, devono esserci rilasciati a titolo simbolico e non certo pagando un canone concessorio come pretenderebbe il Porto. Non abbiamo alcuna intenzione di pagare perché sappiamo di avere ragione. Abbiamo avuto un paio di incontri con l’Autorità portuale per cercare un accordo, ma visto che essa insiste con le sue pretese, sarà il giudice a stabilire chi ha ragione. Noi abbiamo rivitalizzato un pezzo di città dismessa come quest’area di San Basilio, portando qui l’università e migliaia di ragazzi. Al Porto, evidentemente, interessa solo speculare, anche se di questi edifici non sapeva che farsene e li aveva lasciati al degrado».
Il Porto ribadisce che Iuav non ha mai voluto stipulare un formale atto di concessione per le due procuratorie 5 e 6 di San Basilio, proprio perché insisteva che non vi era alcun canone concessorio da fissare. L’ultima parola - ma ci vorranno anni - su chi ha ragione, spetterà dunque al Tribunale.
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