Il Porto cresce, tra investimenti e debiti
Un Porto di Venezia attivissimo e lanciato sul fronte degli investimenti, ma anche con 200 milioni di debiti.
Domani, dopo circa nove anni di mandato, il presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa pronuncerà il suo discorso di commiato - è in arrivo al suo posto il nuovo presidente Pino Musolino, scelto dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio - e farà così il punto sullo sviluppo del porto di Venezia, gli investimenti realizzati e i dati di traffico.
Senz’altro positivi se rispetto al 2015, il Porto di Venezia cresce nel 2016 di oltre 139 mila tonnellate per quanto riguarda il totale della merce intermediata chiudendo a oltre 25 milioni 200 mila tonnellate. E così i container che, con quasi l’8 per cento in più rispetto all’anno precedente raggiungono la quota record di oltre 605 mila tonnellate (primo porto italiano nell’Adriatico) e il settore dei Ro-Ro che, anche in virtù dei nuovi servizi attivati al Terminal di Fusina, segnano un progresso di circa il 30 per cento in termini di tonnellate trasportate.
Tutto bene allora per la gestione Costa che passa in eredità a Musolino?
Fino a un certo punto, perché scorrendo il bilancio di previsione 2017 già approvato e soprattutto la relazione dei revisori dei conti che l’ha licenziato - ma con riserva - si scopre che il carico debitorio nei confronti delle banche e di altri soggetti tocca circa i 200 milioni di euro, di fronte a un patrimonio netto dell’ente Porto di soli 180 milioni di euro.
Ci sono, insomma, più debiti che capitale. E pertanto, anche se le previsioni di bilancio indicano per il 2017 un utile di circa un milione di euro e una riduzione di circa quattro milioni dell’esposizioni bancaria, il quadro per i revisori resta preoccupante.
Pesano i circa 106 milioni di euro di debiti verso le banche per i mutui di durata venticinquennale accesi nel 2009 e nel 2010. Ma anche altri debiti - soprattutto per residui passivi - pari a circa 93 milioni di euro.
Duecento milioni di euro di debiti di fronte a entrate correnti del Porto che valgono la metà, circa 100 milioni di euro. Per questo il parere dei revisori dei conti al bilancio di previsione 2017 del Porto è stato sì favorevole ma «con la condizione che l’ente dia attuazione alle raccomandazioni espresse dal Collegio nel verbale numero 5 del 28 luglio 2016 con riferimento alla necessità di ridurre in modo considerevole il rapporto tra debito complessivo e entrate (correnti e in conto capitale) e di avviare, senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello stesso, un’analisi di valutazione dei rischi in difesa del valore delle partecipazioni detenute».
Insomma, basta nuovi mutui e la “mission” di riequilibrare i conti del Porto passerà ora da Costa a Musolino.
Intanto, per l’anno in corso, nel programma di opere pubbliche, l’Autorità portuale prevede investimenti per 30 milioni di euro per il Porto d’altura (diga, terminal petrolifero, pipeline, molo container), a cui se ne dovrebbero aggiungere altri 55 milioni il prossimo anno.
Previsti sempre quest’anno 40 milioni di investimenti per l’avvio del nuovo garage multipiano alla Marittima (altrettanti il prossimo anno). In programma anche investimenti per 4 milioni e mezzo di euro per l’escavo di canali navigabili, altri 3,9 milioni di euro per la manutenzione straordinario per l’adeguamento e il ripristino della banchina Emilia-Molo B e 14 per la bonifica e infrastrutturazione a terminal dell’area ex Montefibre ex Syndial.
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