«Il ponte votivo anche per la festa di Sant’Antonio»

Interpress\M.Tagliapietra Venezia 16.11.2018.- Inaugurazione del Ponte Votivo.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 16.11.2018.- Inaugurazione del Ponte Votivo.

VENEZIA

«Rimettete il ponte votivo per andare alla Salute il 13 giugno, festa di Sant’Antonio». È la richiesta avanzata al Comune e al patriarcato da un gruppo di anziani sacerdoti, devoti del santo protettore dei poveri sepolto nella Basilica di Padova. «Forse non molti sanno», ricorda don Luigi, già parroco a Santi Apostoli, «che nella nostra Basilica della Salute è custodita l’unica reliquia del Santo esistente al di fuori del santuario padovano». Motivo di adorazione per i pellegrini, che il 13 giugno, festa di Sant’Antonio da Padova, si recavano in processione alla Salute. Nella basilica del Longhena, più nota per il voto alla Madonna per la fine della peste del 1630, c’è un altare dedicato proprio a Sant’Antonio. Con l’immagine e la reliquia del santo portoghese, autore di miracoli e di grazie nei secoli per i malati. Così i sacerdoti hanno pensato di chiedere il ripristino del ponte votivo. Per il Comune un costo relativo, dal momento che la struttura è disponibile, la stessa che viene montata «a moduli» anche il terzo sabato di luglio alla Giudecca, per andare al tempio votivo del Redentore. Anche questo un voto per la fine dell’altra peste, quella del 1576, eretto in onore del Cristo Redentore e progettato dal Palladio.

Due chiese in ricordo della fine delle due pesti che fecero a Venezia decine di migliaia di vittime.

Adesso, mentre si sta uscendo dalla peste del 2020, il coronavirus, l’idea di rilanciare la fede e la devozione per Sant’Antonio.

«Fino agli anni Cinquanta», ricordano i religiosi, «era consuetudine montare la struttura su barche da Santa Maria del Giglio alla Salute. Per consentire il passaggio ai fedeli da una riva all’altra del Canal Grande. Intanto il ponte. Idea forse difficile da realizzare ma sicuramente suggestiva. In attesa del ritorno alle chiese e alle messe invocato dai vescovi e dal patriarca Francesco Moraglia. «Magari, ne saremmo felici», dice il rettore della Salute e vicario di Moraglia don Fabrizio Favaro». —

A.V.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia