Il ponte strallato è la nuova “casa” dei senzatetto
MARGHERA. La presenza di gruppi di sbandati e senzatetto nelle aree abbandonate di Marghera è, purtroppo, una costante del quartiere che nemmeno gli ormai frequenti interventi di sgombero da parte delle forze dell’ordine sembrano riuscire a limitare. Queste persone, infatti, si limitano a scomparire per alcuni giorni per poi tornare, a piccoli gruppi che crescono giorno dopo giorno, a sistemarsi in un’altra area, quasi sicuramente già individuata in precedenza.
Da alcuni mesi, dopo l’abbandono delle precedenti zone situate sotto le arcate del cavalcavia a di Mestre e nelle palazzine abbandonate dell’area attorno a via Fratelli Bandiera, la nuova area sembra essere diventata quella della zona industriale, precisamente in Banchina Molini. Come documentato dal delegato della Municipalità, Carmine Montefusco su segnalazione dei lavoratori della zona industriale, da almeno due mesi sotto il ponte strallato di via Banchina Molini, in’un area di proprietà privata e chiusa al traffico, si è stabilito un gruppo di senzatetto. «All’inizio erano quattro-cinque al massimo», spiega Montefusco, «poi in poco tempo se ne sono aggiunti sempre di più, fino ad arrivare al numero attuale di una ventina, divisi in cinque tende e con tutto l’occorrente per sopravvivere nell’area a lungo».
Alle tende, montate in serata e poi tirate giù durante il giorno, si aggiungono infatti una grande tavolata per pranzi e cene e tutto l’occorrente per accendere il fuoco e mangiare. «Inoltre», aggiunge Montefusco. «ciò che non hanno se lo procurano svuotando i cassonetti dedicati alla raccolta per la Caritas. Quello che non utilizzano lo lasciano per terra, così come fanno per i rifiuti, i resti delle cene, le bottiglie vuote e tanto altro. Gli operatori di Veritas passano a raccogliere ogni settimana una quantità consistente di rifiuti, ma non possono entrate dove effettivamente soggiornano, in quanto area privata e non di nostra competenza».
La richiesta di Montefusco è quella di un «nuovo e rapido intervento, se non altro per ripulire l’intera area, pur nella consapevolezza che tutti gli interventi del genere appaiono ormai solo dei semplici palliativi. Mandarli via non è la soluzione, tanto sappiamo che torneranno, se non qui in un altro luogo del quartiere. Bisognerebbe aumentare i controlli preventivi e avvisare subito le autorità appena si vedono i principi di questi insediamenti».
Massimo Tonizzo
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