Il pm ha chiesto il giudizio ma rivogliono il posto

MESTRE. Vogliono tornare a lavorare alla «Petroven», nonostante siano stati arrestati o comunque siano finiti sotto inchiesta per i numerosi furti di gasolio nell’azienda di Porto Marghera. Con i loro avvocati, infatti, hanno chiesto di essere reintegrati nel posto di lavoro e ieri sono comparsi davanti al giudice del lavoro Paola Ferretti che si è riservata di decidere sulle loro richieste istruttorie. Nel frattempo il pubblico ministero Paola Tonini, che ha coordinato le indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio di 17 persone e il giudice veneziano Massimo Vicinanza ha fissato per il 7 novembre nell’aula bunker di Mestre l’udienza preliminare.
I quattro che hanno presentato ricorso contro il licenziamento, che li ha raggiunti immediatamente dopo essere finiti sotto inchiesta, sono Francesco Bonaldo, Giorgio Niero e Ilario Semenzato, che erano finiti agli arresti domiciliari, mentre il quarto, Fulvio Scaggiante è stato solo indagato. Comunque, la rappresentante dell’accusa ha già chiesto per i quattro il rinvio a giudizio come del resto lo ha chiesto anche per Marco Bergamo, Natalino De Vidi, Flavio Acerboni, Francesco Gheno, Fabrizio Perissinotto, Andrea Faraon e Maurizio Denesin. Bonaldo, oltre a dover rispondere di furto aggravato come tutti gli altri, è stato pure accusato di aver confezionato assieme a Bergamo tre buste esplosive che, se aperte, avrebbero dovuto scoppiare in faccia ad altrettanti dirigenti della «Petroven», accusati di aver potenziato i sistemi di sicurezza interni in modo da abbattere i furti di carburante. Quelle buste, poi, non erano scoppiate perché bloccate all’Ufficio postale. Prima una testimone, amica di Bergamo, aveva raccontato di aver visto fabbricare quelle lettere esplosive nella sua abitazione di Mirano, quindi lo stesso Bergamo ha ammesso di averle confezionate.
Stando alle indagini della Digos, partita proprio con gli accertamenti per quelle tre lettere esplosive, i dipendenti della «Petroven» in concorso con alcuni titolari di autobotti e con alcuni commercianti avrebbero sottratto gasolio per circa un milione di euro tra il febbraio 2011 e il mese di marzo dello scorso anno. Tra l’altro un camionista le aveva anche prese di santa ragione perché sospettato di aver fatto la «spia», mentre in realtà lui non aveva raccontato nulla. Per picchiarlo alcuni degli indagati avevano ingaggiato un ex pugile per alcune centinaia di euro.
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