Il Piave in sicurezza l’appello di Cereser a 50 anni dall’alluvione
Rischio idrogeologico, a 50 anni dalla piena del ’66 torna l’allarme per il fiume Piave e parte un appello per la messa in sicurezza da parte del governatore Luca Zaia.
Mezzo secolo è trascorso da quella tragedia e da allora nulla è stato fatto con il rischio sempre incombente ogni autunno e inverno che il Basso Piave finisca nuovamente sott’acqua. Si dice che una piena del genere possa verificarsi una volta ogni cento anni, ma sono previsioni difficile alla luce del consumo di territorio della cementificazione. «Fa piacere che il presidente Zaia e l’assessore regionale alla Protezione Civile Bottacin abbiano ricordato la necessità di ulteriori investimenti sull’asta del Piave per metterla in sicurezza dal punto di vista idrogeologico», ha detto Andrea Cereser, sindaco di San Donà, ovvero la città più grande sulle rive del Piave ed esposta a eventuali piene, «l’auspicio è che gli interventi, partiti nel Vicentino dove l’alluvione è stata più recente, si estendano anche in aree come quella del Piave dove è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nel 1966».
«Da allora nulla è stato fatto. Semmai a distanza di mezzo secolo la situazione è peggiorata, con una urbanizzazione incomparabilmente maggiore lungo le rive del fiume. Ed è urgente porre rimedio», aggiunge Cereser, «servono sia interventi straordinari, quali i bacini di laminazione a monte, sia di manutenzione ordinaria, a partire dalla pulizia del corso del fiume a valle».
«La stessa morfologia del basso corso del Piave, con oltre la metà del territorio sandonatese al di sotto del livello del mare, e la conseguente difficoltà del deflusso delle acque, impone di non rilassarsi su questo tema», conclude il sindaco di San Donà, «l’auspicio è che il cinquantesimo anniversario di quel 4 novembre 1966 possa essere celebrato con qualcosa di più concreto di quanto non fatto in questi decenni».
L’allarme sicurezza idrogeologica è stato una costante in questi decenni, ma mai realmente preso in considerazione. Il presidente dell’associazione naturalistica sandonatese, Michele Zanetti, ha più volte evidenziato la necessità di pulire gli argini, quindi abbassare il fondo del fiume coperto di detriti che si sono depositati nel corso dei decenni. Interventi che sono sempre stati rinviati o addirittura del tutto rimasti inascoltati.
Con la cementificazione che c’è stata da allora i rischi di tracimazione e devastazione del territorio sarebbero molto più elevati.
Giovanni Cagnassi
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