«Il piano va bene, ma servono risorse»
«Un piano del Governo per i flussi turistici a Venezia? Bene, noi siamo qua. Certo che non bastano le idee, ci vogliono anche le risorse. Non abbiamo mai visto un progetto a costo zero». Paola Mar, assessore al Turismo da due mesi, non ci sta a prendersi sulle spalle responsabilità di decenni e una situazione che - ormai è un dato evidente - sta sfuggendo di mano. All’uscita del sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni risponde con toni diversi da quelli usati dal sindaco Luigi Brugnaro. «Il problema esiste, anche se il turismo certo non va demonizzato perché è la ricchezza della città», dice l’assessore, «ne abbiamo parlato con il sindaco. Più che di blocco e numero chiuso io parlerei di controllo dei flussi. Ma non siamo ancora nella fase delle decisioni, ma della raccolta dati».
Dati che il Comune raccoglie dopo lo scioglimento di Coses e Apt grazie al lavoro di due funzionari dell’assessorato al Turismo. Con la difficoltà di avere quelli di Trenitalia e qualche incertezza sui numeri degli arrivi giornalieri. Numeri che fanno gridare all’allarme: nel 2014 i turisti hanno superato la soglia dei 27 milioni. Nel 2015 le cifre si annunciano ancora superiori.
«Stiamo raccogliendo questi dati», spiega Paola Mar, «completati dai flussi in arrivo dalle spiagge del litorale. Bisogna poi distinguere le presenze in città, cioè i turisti che pernottano, da quelli che vengono in giornata, che sono molti di più e sono il vero problema». «Altro dato nuovo da tener presente», ricorda l’assessore, «è l’aumento di circa il 10 per cento di visitatori dovuto all’annullamento di altre mete - in particolare Egitto e Tunisia - per ragioni di terrorismo e sicurezza internazionale».
Poi ci sono i visitatori del’Expo, quelli dei Paesi emergenti come la Cina, la Russia il Brasile.
Il risultato è l’invasione che sta creando più problemi del solito ai residenti e alla struttura della città. Nelle vie di maggior transito non si passa, i negozi di vicinato chiudono, come gli artigiani di qualità, lasciando il posto a gelaterie, fast food, bar e negozi di souvenir. Una città sempre più in sofferenza, che sconta anche scelte mai fatte come la diversificazione degli arrivi - i nuovi terminal di Fusina e Tessera sono ancora sulla carta - e la mancata organizzazione dei flussi.
Di prenotazioni obbligatorie, ticket e numero chiuso si parla invano da quasi trent’anni. Solo piccoli passi, non ancora un’organizzazione che consenta, come in altri luoghi turistici del mondo, di mettere un limite agli accessi nei musei e nei luoghi maggiormente visitati.
C’è chi ha proposto di mettere i tornelli a San Marco. Tra questi anche il sindaco Luigi Brugnaro, che ne aveva parlato in campagna elettorale. Una modalità di difficile realizzazione, visto che per accedere alla Piazza sono ben 13 gli accessi, oltre a un Molo lungo quasi 200 metri. Come chiudere i varchi? Come impedire l’entrata in una piazza che oltre ad essere un museo a cielo aperto è un luogo della comunità accessibile a tutti?
Diverse le opinioni. Ma generale ormai la convinzione che un intervento drastico non può più tardare. Si tratti di “chiusura” delle aree invase dai turisti o dall’apertura di nuovi punti di arrivo in città (Castello, Sant’Elena), di prenotazioni obbligatorie. «Ne parleremo nei prossimi giorni con il sindaco e con i colleghi del Commercio e delle Attività produttive», dice l’assessore Mar, «poi decideremo».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia