Il pentito accusa: «Francesca Zaccariotto e Maritan erano amici»

San Donà. Le rivelazioni del collaboratore di giustizia hanno fatto scattare le indagini sull’assunzione in Comune di “Cianetto” come guardiaparchi. Coinvolta la presidente leghista della Provincia
MARGHERA (VE) FRANCESCA ZACCARIOTTO PRES. DELLA PROVINCIA DI VENEZIA INCONTRA OPERAI DEL PETROLCHIMICO. @ LIGHTIMAGE 14/12/2010 Marghera Francesca Zaccariotto al Petrolchimico
MARGHERA (VE) FRANCESCA ZACCARIOTTO PRES. DELLA PROVINCIA DI VENEZIA INCONTRA OPERAI DEL PETROLCHIMICO. @ LIGHTIMAGE 14/12/2010 Marghera Francesca Zaccariotto al Petrolchimico

SAN DONÀ. Luca Fregonese, il collaboratore che ha “incastrato” Luciano Maritan e gli altri della banda sandonatese della cocaina, ha parlato anche dell’ex sindaco Francesca Zaccariotto. E proprio per questo i pubblici ministeri Carlotta Franceschetti e Walter Ignazitto lo sentiranno per l’ennesima volta giovedì, probabilmente per convincerlo a dire di più, a offrire maggiori particolari. Per quanto riguarda l’esponente politico della Lega Nord che ha retto le sorti di San Donà, Fregonese ha raccontato quello che Maritan gli riferiva.

«Cianetto», secondo il collaboratore, sosteneva che tra lui e il sindaco c’era amicizia e che per quel lavoro di guardia parco Francesca Zaccariotto gli aveva dato una mano. Ed è proprio dalle sue dichiarazioni che gli investigatori dei carabinieri sarebbero partiti per compiere gli accertamenti sulla graduatoria per quel lavoro a tempo determinato che Maritan era riuscito a ottenere, intascando cinquemila euro. I reati contestati in qualità di sindaco sono quelli di abuso d’ufficio e falso ideologico, in concorso con una dirigente dell’amministrazione sandonatese, Eugenia Candosin, all’epoca dei fatti responsabile del personale. La funzionaria comunale è quella che ha seguito la pratica che riguarda l’assunzione a tempo determinato di Luciano Maritan, il pregiudicato e nipote del boss Silvano.

Per alcuni mesi gli era stato assegnato l'incarico di guardia parco: stando alle accuse, sarebbe stato preferito ad almeno altre venti persone che lo precedevano nella graduatoria. I carabinieri del Nucleo investigativo di Venezia hanno già compiuto due visite negli uffici del Municipio, per acquisire carte e documenti.

L’indagine principale, quella sul traffico di droga, invece, è giunta al termine e prima che i due pubblici ministeri depositino gli atti e chiedano il rinvio a giudizio, la maggior parte degli indagati sta chiedendo di patteggiare la pena prima dell’udienza preliminare. Tre di loro hanno già raggiunto l’accordo con i rappresentanti dell’accusa: due anni e due mesi di reclusione ciascuno hanno patteggiato Fregonese e Bernardo Litrico, l’altro imputato che ha deciso immediatamente dopo l’arresto di raccontare ciò che sapeva, mentre due anni e otto mesi ha patteggiato Lodovico Manzo, il giovane che ha svolto il ruolo di autista dell’auto con la quale i trafficanti, per due volte, sono partiti da San Donà per rifornirsi di cocaina a Milano.

Adesso anche gli altri indagati, alcuni dei quali sono ancora in carcere, hanno avviato le trattative per evitare non solo il processo in aula ma anche l’udienza preliminare in modo da ottenere lo sconto di pena di un terzo previsto per chi fa risparmiare tempo ed energie allo Stato.

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