«Il Pd non è partito degli affari ma neanche del no a tutti i costi»

Grandi navi, il segretario comunale Rosteghin prova a smorzare le divisioni sulle crociere Moretti e Ferrazzi correggono il tiro. «Ma bisogna trovare una soluzione». Il nodo del congresso
Di Alberto Vitucci

«Nel Pd non esiste il partito degli affari e nemmeno il partito del no. Stiamo cercando di trovare una soluzione a un problema fermo da troppo tempo». Il segretario comunale del Pd Emanuele Rosteghin prova a mettere una toppa alla nuova crepa che si è aperta nel partito. Il tema è quello delle grandi navi, su cui il Pd veneziano è sempre stato diviso. Da una parte i difensori della portualità a tutti i costi, dall’altra quelli dell’ambiente. Battaglie archiviate per la campagna elettorale. Ma adesso sono arrivate due sconfitte pesanti, in Regione e in Comune. E il Pd prova a uscire dalla palude.

Ci ha pensato Alessandra Moretti, ex candidata alla presidenza della Regione sconfitta da Luca Zaia, a muovere le acque. «Va bene il progetto di Costa e Brugnaro sul canale Vittorio Emanuele», ha detto, rompendo un silenzio veneziano che durava da mesi. L’hanno seguita subito Davide Zoggia, ex presidente della Provincia e responsabile nazionale enti locali del Pd. E poi Andrea Ferrazzi, capogruppo del Pd a Ca’ Loredan, fra i tre consiglieri sopravvissuti allo tsunami che ha praticamente azzerato il Pd lagunare dopo la vittoria di Brugnaro. «Le elezioni le hanno vinte loro, il partito degli affari», ha commentato Felice Casson.

Battaglia che si riaccende. Anche in chiave precongressuale, visto che il Pd dovrà rinnovare entro l’anno i suoi organismi dirigenti che hanno perso le elezioni. Il punto è poprio questo. Perché il Pd ha perso le elezioni? «Candidato sbagliato», sussurrano in via Cecchini. Casson ovviamente la pensa diversamente. Punta il dito sullo «scarso sostegno» avuto dal Pd e sull’alto tasso di astensioni, molte firmate proprio Pd. «Noi dobbiamo essere il partito che fa le proposte chiare per risolvere i problemi, sulle navi non abbiamo mai deciso», dice Alessandro Maggioni. Ferrazzi corregge il tiro: «Mai parlato di un progetto da sostenere», dice, «ma di comparare le soluzioni come del resto prevedeva l’ordine del giorno del Senato citato da Casson. Ma vorrei una risposta nel merito. Sostenere che chi ha queste idee fa parte del partito degli affari, come ha fatto Casson, è ridicolo e offensivo». Moretti respinge le accuse e a sua volta precisa: «Il confronto resta aperto, nonostante gli immobilisti. Cosa hanno fatto in questi venti mesi quelli che adesso mi accusano?»

Questione ancora irrisolta. Dal naufragio della Costa Concordia sono passati tre anni e mezzo, e il decreto Clini Passera a Venezia non è ancora applicato. Alternative in discussione, due di queste (Il Contorta già bocciato e il Lido) all’esame della commissione nazionale Via. Decisioni ancora non pervenute. Secondo alcuni nel Pd le navi hanno fatto perdere le elezioni a Casson, perché la lobby del porto si è schierata con Brugnaro, che ha lanciato già qualche anno fa l’ìdea di far arrivare le navi in Marittima dal canale Vittorio Emauele scavando un nuovo canale, quello delle Trezze. Ma c’è chi la pensa in modo opposto. «Il Pd ha perso perché su questi temi veneziani non ha più il polso della città», dice Silvio Testa, del comitato No Grandi Navi, «i circoli e la base a Venezia hanno capito, i vertici no».

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