Il Pd lascia il cerino della crisi a Casson

Riunione di giunta senza scontri. Il sindaco non commenta lo sgarro dei democratici in Consiglio
Chioggia presentazione giunta. Mauro Mantovan - La nuova giunta comunale di Chioggia: da sinistra Massimiliano Tiozzo, Narciso Girotto, Silvia Vianello, il sindaco Giuseppe Casson, Maurizio Salvagno, Pierluca Donin, Riccardo Rossi e Mauro Mantovan
Chioggia presentazione giunta. Mauro Mantovan - La nuova giunta comunale di Chioggia: da sinistra Massimiliano Tiozzo, Narciso Girotto, Silvia Vianello, il sindaco Giuseppe Casson, Maurizio Salvagno, Pierluca Donin, Riccardo Rossi e Mauro Mantovan

CHIOGGIA. Formale scambio di auguri per il nuovo anno e una piccola appendice politica finale. È stata una giunta “quasi” normale quella che si è tenuta ieri dopo nove giorni di silenzio tra il sindaco Giuseppe Casson e il Partito Democratico, seguiti alla frattura nel Consiglio comunale del 22 dicembre.

Una seduta operativa in cui sono stati votati alcuni provvedimenti e un breve confronto finale tra le due parti. In nove giorni non ci sono stati incontri né richieste di confronto tra il sindaco e la segreteria dei Democratici e la giunta di ieri è stata la prima occasione, forzata, di incontro tra le parti.

Al termine della seduta il sindaco ha commentato con un ermetico “incontro interlocutorio”. Qualche parola in più la si strappa alla controparte. «Sì è vero è stato un incontro interlocutorio», spiega il vicesindaco democratico, Maurizio Salvagno, «però nella parte finale abbiamo scambiato qualche battuta sulla situazione politica come era ovvio che fosse. Noi abbiamo ribadito la nostra posizione e l’intenzione di continuare nella coalizione purché si rispetti l’accordo che abbiamo sottoscritto ad agosto per dare impulso all’azione amministrativa. E’ perciò un patto che va rispettato con tutti gli annessi e i connessi». L’incontro ufficiale sarà ad inizio anno, quando il sindaco rientrerà dopo qualche giorno di ferie fuori città. Cosa farà il Pd?

«Noi siamo pronti a ripartire», precisa Salvagno, «per il bene della città e per chiudere alcune partire importanti, chiaro però che non dipende solo da noi e che gli impegni presi vanno mantenuti da ambo le parti».

La manovra è semplice: passare il cerino in mano a Casson che a questo punto deve decidere se “perdonare” lo sgarro dei consiglieri democratici che si sono alzati e usciti nell’ultimo Consiglio al momento del voto dei provvedimenti portati da lui o se mettere fine all’alleanza aprendo formalmente la crisi e andando in Consiglio a fare la conta dei voti. Si tratta della terza “baruffa” in sei mesi e questa volta la soluzione “tarallucci e vino” è meno probabile delle volte scorse. In città si stanno moltiplicando le voci secondo cui il matrimonio Pd-Udc sarebbe alla frutta.

L’opposizione nel frattempo sta attentamente a osservare con una parte pronta eventualmente a fare da stampella al sindaco per chiudere il mandato e un’altra che auspica la caduta della giunta e subito nuove elezioni. (e.b.a.)

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