Il paziente morì dopo la visita l’Usl 4 deve risarcire la famiglia

Concordia. Lino Faggiani, 62 anni, stava male ma al Pronto soccorso lo hanno rimandato a casa Dopo poche ore il decesso: i medici non si erano accorti del distacco dell’aorta, bastava una Tac
F.GAVAGNIN (PER DINELLLO) PRONTO SOCCORSO E OSPEDALE CIVILE DI PORTOGRUARO
F.GAVAGNIN (PER DINELLLO) PRONTO SOCCORSO E OSPEDALE CIVILE DI PORTOGRUARO

CONCORDIA. Morto per un caso di malasanità, scatta il maxirisarcimento da centinaia di migliaia di euro per i familiari di Lino Faggiani, il 62enne morto nel gennaio 2012, dimesso frettolosamente dall’ospedale dopo un malore. Una Tac sarebbe stata sufficiente per riscontrare un aneurisma dissecante dell’aorta: c’erano l’80% di possibilità di salvarlo. Le perizie hanno convinto il giudice del Tribunale di Venezia, Enrico Schiavon, a condannare in sede civile l’Usl 10 Veneto orientale, oggi Usl 4. Dalla direzione generale dell’azienda sanitaria si preferisce non commentare la sentenza. I familiari, assistiti dalla Giesse risarcimento danni di Portogruaro, hanno ottenuto l’integrale risarcimento per l’errore commesso dalla struttura medica.

Lino Faggiani era un carrozziere in pensione residente a Concordia. Il 30 gennaio di 6 anni fa si era risvegliato al mattino accusando un forte dolore allo stomaco. Decise di recarsi al Pronto soccorso portogruarese, accompagnato dalla figlia Simonetta. I medici lo avevano sottoposto a diversi esami clinici fino a tarda sera, tra cui una visita cardiologica. Dopo le 20 di quella giornata interminabile Faggiani lamentava condizioni di salute ancora peggiori. I medici lo avevano dimesso, consigliandogli di rivolgersi al medico di famiglia l’indomani. Una volta a casa morì. «Mio marito bevve un po’ di tè», ha ricordato la vedova Loretta Diserò, «ma a letto continuava a rigirarsi e a lamentarsi. Alle 3 era seduto ai piedi del letto. Agitava le braccia per le forti convulsioni e poi perse conoscenza. Fu orribile. Chiamammo il mio genero e il Suem 118. Mio marito smise di respirare e perse la vita». Il giudice nella sentenza sostiene che «non fu fatta diagnosi per colpevole negligenza e imprudenza; vennero sottovalutati i sintomi e si ipotizzò un problema soltanto cardiaco».

Come in seguito accertarono i periti e i consulenti della famiglia, Faggiani al risveglio il 30 gennaio scorso non accusò alcun problema cardiaco, bensì il distacco dell’aorta. «Sarebbe bastata una semplice Tac per riscontrare subito questo problema», hanno commentato Bruno Marusso e Ketty Tesolin della Giesse di Portogruaro, «lo hanno dimostrato i nostri periti, analizzando diversi protocolli medici a livello internazionale, che in caso di sintomi come quelli manifestati da Lino Faggiani prescrivono, tassativamente, questo tipo di esame».

Questa storia deve servire da monito affinché non si ripeta. È il proposito della famiglia del deceduto: «Spero che simili tragedie», conclude Loretta Diserò, «non si verifichino mai più. Sarebbe bastato un semplice esame e Lino oggi sarebbe ancora vivo. Era un marito e un padre eccezionale e nonno di tre nipoti che lo adoravano».

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