Il patriarca Scola nuovo arcivescovo di Milano «Lascio Venezia con il cuore un po' travagliato»

Il cardinale Scola con Benedetto XVI durante la recente visita papale a Venezia
VENEZIA.
«Vi ho convocato per comunicare la decisione del Santo Padre, portata a mia conoscenza qualche giorno fa, di nominarmi Arcivescovo di Milano. Dico semplicemente che ho accolto in obbedienza la decisione del Papa perché è il Papa». Così, con evidente emozione, il cardinale Angelo Scola ha detto quel che da settimane - ancor più, dopo il successo della visita di papa Benedetto XVI a Venezia - il passaparola delle indiscrezioni aveva dato ormai come acclarato: Scola è il nuovo arcivescovo di Milano, dopo quasi dieci anni alla guida della diocesi di Venezia, essendo stato nominato patriarca nel gennaio 2002 e, nel 2003, designato cardinale. Una nomina che i vaticanisti leggono come una scelta di normalizzazione, della volontà papale di ricondurre la diocesi milanese - dalla forte impronta sociale sotto la guida Tettamanzi, talvolta molto indipendente - nell'alveo di San Pietro. Fino al 7 settembre, però, Scola resterà alla guida della Diocesi lagunare come Amministratore Apostolico, con le facoltà di Vescovo diocesano. E - come da lui richiesto al papa - sarà monsignor Beniamino Pizziol (già suo vicario e neovescovo di Vicenza) a subentrargli a settembre nel compito, fino alla nomina del nuovo Patriarca. Una nomina che, dunque, non sarà immediata, anche se le voci continuano a dare in pole position come prossimo patriarca di Venezia monsignor Pietro Parolin, 56 anni, originario della provincia vicentina, Nunzio apostolico in Veneuela e già numero 3 della Segreteria di Stato. «Con sincerità devo riconoscocere che in questo momento il mio cuore è un po' travagliato», ha commentato ancora Angelo Scola, «da una parte ci sono il fascino della splendida avventura vissuta nelle terre di Marco e il dolore del distacco, dall'altra mi aspetta la Chiesa di Milano, quella in cui sono stato svezzato alla vita e alla fede». Nato in provincia di Lecco nel 1941, laureato in Filosofia all'Università Cattolica, docente di Teologia, rettore, Scola decide di farsi prete quando è già un giovane uomo di 28 anni, dopo l'incontro con don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. Torna ora da arcivescovo nella città che non lo aveva fatto ordinare prete - dopo lo stop da parte del seminario diocesano milanese, per la forte autonomia del gruppo dei «giussaniani» - tanto da venire ordinato sacerdote a Teramo. Ora Scola torna a Milano alla guida della più grande e più ricca diocesi, ma non festeggia: «Ho imparato che Dio è sempre più grande e il suo disegno su di noi, quando accolto con animo aperto, sempre più conveniente, non solo per la propria persona, ma anche per quanti ci sono stati affidati». «Voglio vivere questa nomina come uno scambio di amore», ha detto Scola, citando "Il capitolo dell'amore" del proto-patriarca San Lorenzo Giustiniani: «Nessuno è mai avvinto più ardentemente di quanto è avvinto dall'amore. E non si può non amare, quando si sa di essere amati». Una nomina, la sua, che di fatto azzera i vertici della diocesi Veneziana, dopo quella precedente di monsignor Pizziol a vescovo di Vicenza, nell'impossibilità di nominare un vescovo vicario e con l'azzeramento da ieri delle facoltà dei vicari episcopali, anche se per assicurare la vita del patriarcato saranno nomnati dei Delegati. Un'estate di incertezza, dunque, anche se Scola cerca di tranquillizzare i fedeli veneziani: «La simultanea partenza di monsignor Pizziol e mia possono, di primo acchito, creare sconcerto. Eppure, esaminate le cose con il realismo della fede, sono certo che il popolo cristiano e il presbiterio veneziano sono garanzia di futuro pieno di speranza». Intanto, Scola rimanda alla Festa del Redentore il suo saluto ufficiale «all'amata Venezia di terra e di mare».
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