Il Patriarca: «Città aperta a tutti ma serve rispetto»

VENEZIA. «Ritengo ci voglia uno sforzo diverso da parte della pubblica amministrazione per garantire un flusso di turisti che rende faticosa la vita a Venezia ma allo stesso tempo fa vivere Venezia». Una situazione conflittuale che richiede la quadratura del cerchio quella sulla quale si è soffermato il Patriarca, Francesco Moraglia, sabato mattina a Mestre.
Un tema quello del degrado che in più di una occasione ha chiamato in causa la Chiesa, per i comportamenti al limite della decenza dei turisti. Il Patriarca è pragmatico e concreto nell'analizzare le diverse facce della medaglia, ma rimane fermo sulla necessità che tutti possano frequentare Venezia, anche i meno abbienti. «I comportamenti oggettivi sono criticabili», spiega, «però penso che queste persone si muovono in una fatica generale e quindi abbiano dei momenti di riposo legati al caldo, alla stanchezza, certo ritengo che bisogna capire, aiutare, accompagnare ad avere atteggiamenti diversi creando situazioni in cui queste persone possono trovare ristori, momenti di giusto relax nella fatica di un giro turistico magari anche afoso, caldo, e declinare comportamenti che però nei confronti degli edifici sacri varrebbe un pochino la pena ripensare».
Insomma, la colpa, non è tutta dei turisti. Tra le ipotesi avanzate, quella di ospitarli nei chiostri, che però convince Moraglia a metà: «Il chiostro molte volte ha un significato differente, non escludo che in alcuni momenti possa essere un luogo di accoglienza, ritengo che però ci voglia uno sforzo diverso da parte della pubblica amministrazione per garantire questo flusso di turisti che rende faticosa la vita a Venezia ma nello stesso tempo fa vivere Venezia: una situazione conflittuale».

Il Patriarca non entra tuttavia nel merito delle soluzioni, che vanno però trovate in fretta. «Io lascerei le soluzioni tecniche a chi è in grado di darle, anche perché vedendo le difficoltà si fa presto a stigmatizzare i momenti difficili, certo se sono solo 8 i posti con servizi igienici pubblici in centro storico, penso vadano incrementati. Allo stesso tempo dobbiamo fare in modo che tutte le persone, anche quelle che hanno possibilità economiche ridotte, possano fare una gita a Venezia: parlo di famiglie, di una scolaresca, un gruppo di amici. Venezia è però una realtà molto piccola, con un numero di visitatori che sarebbe già insopportabile per una città come Roma, penso che il problema non abbia una sola soluzione, bisogna convivere con questa realtà e pensare a quelle soluzioni che ci permettono di adeguare una risposta che corrisponda a tempi e momenti dell’anno». No al numero chiuso, ma più attenzione ai residenti.
«Un turismo elitario lo vedrei molto negativamente, ma al contempo chi abita a Venezia e ha diritto ad avere spazi e luoghi di ritrovo, dev’essere tutelato».
Chiese a pagamento per proteggersi da gesti maleducati? «La chiesa è un luogo di incontro con Dio, prima di tutto, poi le chiese veneziane esprimono anche tesori e ricchezze e diventano in seconda battuta luoghi di arte, ma la chiesa rimane un luogo di culto, un luogo dove le persone si devono sentire accolte e a proprio agio, certo che se il flusso di turisti diventa ingestibile, bisognerà non arrivare a pagamenti, ma pensare qualcosa che consenta di rendere vivibile l' impatto con la città».
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