Il pasticcio ovovia Cacciari: «Un obbligo previsto dalla legge»
La beffa dell’ovovia cerca un responsabile. Cinque anni dopo, al momento di inaugurare la contestata opera complementare al Ponte di Calatrava, la beffa si è ripetuta fino a sfiorare il ridicolo. L’ovovia non funziona. E adesso l’ovovia non trova padri. «Opera che non condividiamo, ereditata dall’amministrazione precedente», ha detto l’assessore ai Lavori pubblici della giunta Orsoni, Alessandro Maggioni.
La decisione di costruire a fianco del ponte un sistema tipo ovovia per il trasporto dei disabili venne preso nel 2007 dalla giunta Cacciari, assessore ai Lavori pubblici Mara Rumiz. «Ricordo che ci siamo stati costretti», taglia corto l’ex sindaco, «c’era una norma di legge da rispettare, le pressioni delle associazioni dei disabili. Altro non ricordo». Il dubbio se dotare il quarto ponte sul Canal Grande dei sistemi per abbattere le barriere architettoniche era venuto anche alla giunta precedente, guidata da Paolo Costa, attuale presidente del Porto, assessore ai Lavori pubblici Marco Corsini, avvocato dello Stato oggi assessore di Alemanno a Roma. «Mi avevano chiesto anche un parere», scriveva sulla Nuova il docente Iuav Enzo Cucciniello, specialista in architetture per disabili, «avevo detto che l’ovovia era un’assurdità, molto meglio i vaporetti che non hanno barriere architettoniche, più veloci e sicuri, proprio ai piedi del ponte. Quell’aggeggio rischiava di diventare un accanimento tecnologico sui portatori di handicap, prigionieri in aria di una cabina che magari non funzionerà». Parole profetiche, visto che dopo cinque anni di lavori e di ritardi e un costo arrivato fin quasi ai due milioni di euro, l’ovetto è ancora a terra, e l’inaugurazione è stata ancora rinviata. C’è chi dà la colpa alla politica, chi all’impresa («Faremo causa», annuncia Maggioni, «per gli errori commessi». Chi direttamente a Calatrava. Possibile che uno dei più grandi architetti del mondo si fosse dimenticato di rendere accessibile la nuova opera, una delle più importanti realizzate nell’ultimo secolo a Venezia? Anche qui basta scorrere gli archivi recenti. «Certo che ci ho pensato», rispondeva l’architetto Catalano qualche giorno prima del varo del nuovo ponte, cinque anni fa, «solo che l’orientamento era quello di puntare sul vaporetto per i disabili. Il Comune mi aveva anche chiesto di progettare i nuovi pontili di piazzale Roma con accessi facilitati». Poi erano scoppiate le proteste. Inaugurazione saltata, insieme all’arrivo del presidente Napolitano. L’inchiesta della Corte dei Conti per i prezzi lievitati (da 4 a 20 milioni di euro) la figuraccia internazionale di un’opera nata male e costruita peggio.
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