Il passeur resta in carcere inchiodato dal minorenne
Lungo interrogatorio per il 30enne passeur somalo M. I. A. arrestato quattro giorni fa alla stazione ferroviaria di Santa Lucia mentre accompagnava un sedicenne, anche lui somalo, sul treno per Vienna che doveva partire pochi minuti prima delle 21. Ha cercato di sminuire il suo ruolo, addirittura ha affermato che era a Venezia per caso, ma ha raccontato come funziona la tratta dei profughi, riferendo nomi, cognomi ed indirizzi. Alla fine il giudice veneziano Barbara Lancieri ha convalidato l’arresto e lo ha rimandato a Santa Maria Maggiore con la pesante accusa di traffico di clandestini.
Il primo tassello l’ha fornito il minorenne che stava partendo sul treno per Vienna (era diretto in Germania): ha raccontato che era arrivato a Napoli, dopo che una nave della Marina militare italiana aveva salvato lui ed altri 700 pigiati su un barcone partito dalla Libia. Da Napoli era stato inviato a Padova, accolto da una comunità, dalla quale era fuggito su indicazione dell’organizzazione che gestisce il traffico. A Padova è rimasto tre settimane chiuso in un appartamento con altri profughi, senza mai poter uscire di casa per timore di essere ripreso, visto che non ha alcun documento. Quando sono arrivati dalla Somalia i 500 dollari spediti dalla madre è stato preso in consegna e in auto portato a Venezia da M. I. A.
Quest’ultimo ha raccontato che quando il sedicenne fosse arrivato in Germani dovevano arrivare gli altri 500 dollari dalla Somalia. Ha spiegato che il centro di smistamento dell’organizzazione è a Padova, dove i somali vengono ospitati in appartamenti in affitto. E in questi giorni ci sono almeno una ventina di loro pronti a partire e accadrà non appena arrivano i soldi spediti dai parenti dal loro paese.
Ha cercato di spiegare che lui con il traffico dei profughi non ha niente a che fare, ma la testimonianza che in precedenza aveva rilasciato ai poliziotti della Ferroviaria il ragazzo che lui accompagnava non gli lascerebbe scampo. Il minorenne, infatti, ha confermato che il somalo arrestato lo ha preso in consegna e accompagnato a Venezia, quindi gli ha consegnato il biglietto fino a Vienna e lo ha fatto salire sul treno. Visto che intorno c’erano gli agenti della Polfer, gli ha aggiunto di non raccontare nulla, di tacere nel caso lo avessero fermato. Quindi ha cercato di dileguarsi senza però riuscire a farlo. Stando agli inquirenti, comunque, c’era un altro passeur, il quale però è riuscito a lasciare la stazione ferroviaria e a far perdere le sue tracce.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia