Il papà di Celeste: «La battaglia continua»

Giampaolo Carrer dopo lo stop alle infusioni di staminali imposto dal pm Guariniello: non possiamo lasciare i nostri figli
Di Francesco Furlan
Presentazione del libro di Mario Andolina "un pediatra di guerra" presso Libreria del Centro in via Garibaldi 1, Mestre. Nella foto da sinistra: Marino Andolina, Celeste Carrer con i genitori Giampaolo ed Elisabetta
Presentazione del libro di Mario Andolina "un pediatra di guerra" presso Libreria del Centro in via Garibaldi 1, Mestre. Nella foto da sinistra: Marino Andolina, Celeste Carrer con i genitori Giampaolo ed Elisabetta

Preferisce tenere un basso profilo, perché «non ho visto le carte, e ai nostri avvocati non è ancora stato notificato nulla». Però Giampaolo Carrer, il padre di Celeste, una cosa la vuole dire dopo la notizia del sequestro preventivo di apparecchiature e cellule staminali agli Spedali civili di Brescia disposto dal Tribunale di Torino su richiesta del pm Raffaele Guariniello: «La nostra battaglia continua perché noi, come tutte le altre famiglie che hanno in cura i loro figli a Brescia, non possiamo permettere che le infusioni vengano bloccate, non possiamo lasciare andare i nostri figli così».

A dare la notizia del sequestro, ieri mattina, è stato Mario Andolina, il medico triestino che segue anche Celeste e che ha spiegato che «il direttore generale degli Spedali Civili di Brescia Belleri ha telefonato personalmente al papà di Noemi (un’altra bimba in cura con il metodo Stamina, ndr) per avvisare che non sarà fatta l'infusione perché i Nas di Torino hanno sequestrato le cellule staminali». «Celeste è stata più fortunata», riflette il papà, «perché è riuscita a fare l’infusione. La prossima sarebbe prevista tra tre mesi, lasso di tempo nel quale, dopo aver letto le carte, porteremo avanti la nostra battaglia per garantire l’infusione di staminali».

L’infusione di staminali alla piccola Celeste, quattro anni, malata di Atrofia muscolare spinale - Sma di tipo 1, risale a venerdì pomeriggio. A imporla è stato, lo scorso 13 agosto, il Tribunale del lavoro lagunare presieduto dal giudice Luigi Perina, su sollecitazione e richiesta degli avvocati veneziani Marco Vorano e Dario Bianchini. Il giudice aveva deciso di nominare il medico bresciano Mastroeni ausiliario in modo che fosse lui e l'équipe medica da lui messa in piedi a compiere l'intervento su Celeste, dopo che erano andate a vuoto altre ordinanze dello stesso Tribunale. In precedenza, i giudici veneziani avevano infatti emesso altre due ordinanze, in aprile e in giugno, in cui imponevano agli Spedali Civili di riprendere le cure in favore di Celeste affidando alla direzione sanitaria della struttura bresciana di scegliere l'équipe medica necessaria all'intervento. Ma non era accaduto nulla, perché, secondo il tribunale veneziano, «insufficiente e inadeguata» era stata la «procedura di pubblicità».

Motivo per cui i giudici hanno ritenuto di dover nominare direttamente il medico incaricato di eseguire l'infusione a Celeste. Quella dell’altro giorno è stata per la piccola di Tessera l’ottava infusione. Analogo è il caso della piccola Noemi, per la quale, con un provvedimento simile a quello veneziano, si era espresso il tribunale dell’Aquila. L’infusione di cellule staminali, sospesa dall’intervento della procura di Torino, era prevista per martedì. «È molto difficile capire da qui cosa sia accaduto in queste ore a Brescia», aggiunge Carrer, «ma sono sicuro che la battaglia di molte famiglie non finirà qui».

Già venerdì il papà di Celeste al termine dell’infusione, dopo aver spiegato che era andato tutto bene, aveva aggiunto: «Si tratta di una vittoria parziale perché la vittoria sarà totale solo quando anche gli altri bambini e pazienti che vogliono tentare questa strada per curarsi, potranno farlo facendo rispettare la legge e in modo tale da non costringere le famiglie che stanno già vivendo una grande difficoltà ad accollarsi anche alti costi di spese processuali».

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