Il padre: «Sulle mani di Sissy i segni di una colluttazione»
VENEZIA. «Sulle mani di Sissy c’erano i segni come di una colluttazione. Non possiamo pensare che Sissy, giocando a pallone da professionista, potesse essersi procurata quelle cose. Quei segni sono ricavati da una colluttazione».
Papà Salvatore Trovato Mazza ne è convinto. La sua Sissy non può essersi sparata nell’ascensore dell’ospedale Civile, il 1° novembre 2016, ma è stata vittima di una imboscata. E lo ha chiarito ancora una volta ieri mattina, ospite alla trasmissione “I fatti vostri” su Rai 2 assieme ad Angelo La Marca, informatico forense nominato dalla famiglia per seguire le analisi disposte dalla Procura sul pc di Sissy, e Jo Pinto, vicepresidente del comitato civico “Sissy la Calabria è con te”.
«Sono sicuro che mia figlia quel giorno è andata in quell’ascensore per chiarire qualcosa con qualcuno. Le immagini dimostrano questo, come se lei stesse cercando qualcuno», ha sottolineato il genitore. «Quindici-venti giorni prima dello sparo, Sissy ha subìto un pestaggio negli spogliatoi da parte di due persone», ha aggiunto Pinto.
Papà Salvatore ha ripetuto che il suo obiettivo è quello di sapere la verità su quello che è successo a sua figlia, morta il 12 gennaio scorso dopo 26 mesi di agonia. «Voglio essere sentito dal magistrato», ha detto il genitore in diretta sulla seconda rete Rai, ribadendo alcuni dei punti oscuri, a suo dire, nella vicenda «Chiediamo di capire perché quella mattina, visto che l’ordine era di presentarsi assieme a fare quei servizi, Sissy abbia invece avuto il cambio turno e sia andata da sola a controllare questa detenuta (in ospedale, ndr). E poi come mai uno dei due colleghi che stavano sulla barca non è andato con lei?».
Quanto all’ascensore dove è avvenuto lo sparo, papà Salvatore ha rilevato che «non è mai stato sequestrato e dopo due ore dal fatto funzionava già».
In studio anche l’informatico forense La Marca che fa parte del collegio di periti (assieme a un medico legale e ad una genetista) scelto dalla famiglia. «Nella fase iniziale delle indagini sono stati esclusi gli accertamenti di natura biologica e genetica che vanno però fatti prima di quelli dattiloscopici e delle prove di sparo», ha chiarito lo specialista. Indagini, queste, che sono state eseguite solo nei mesi scorsi su disposizione del gip che aveva accolto parzialmente l’opposizione all’archiviazione della famiglia. Ora in Procura si attendono gli esiti dell’autopsia, dopodiché la pm Elisabetta Spigarelli trarrà le proprie conclusioni. —
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