Il padre della giovane aggredita «Mia figlia non esce più da sola»

Cavarzere. Continuano le indagini dei carabinieri per trovare i due giovani che l’avevano strattonata Il papà si appella anche alle autorità: bisogna fare qualcosa perché non possiamo vivere ancora così
Di Diego Degan

CAVARZERE. «Mia figlia sta un po’ meglio, ma ora non si fida più di andare in paese da sola: chiede sempre di essere accompagnata». Due giorni dopo l’aggressione subita da una 17enne di Rottanova, è il padre di lei a raccontare, nei dettagli, quello che è accaduto e a rivolgere un appello alle autorità: «Fate qualcosa, prendete dei provvedimenti», dice, «io saprei cosa fare: li manderei via tutti. Ma non tocca a me. Chi ha il potere di decidere, lo faccia subito. Così non si può continuare vivere».

Mercoledì pomeriggio, racconta il padre, la ragazza si stava recando, in bici, a Rottanova, dalla sua casa nella periferia della frazione, percorrendo la stretta arginale del Gorzone. A un certo punto due giovani di colore, in bicicletta, l’hanno affiancata, a destra e sinistra, e uno di loro l’ha strattonata ad un braccio facendola cadere. Lei ha chiamato aiuto, urlando e i due giovani si sono allontanati in velocità. «Quando, poco dopo, ho saputo cos’era accaduto mi sono subito messo a cercarli. Non so cosa avrei fatto se li avessi trovati. In certi momenti si agisce d’istinto». Comunque, né la ragazza, né il padre si spiegano lo “scopo” dell’aggressione. L’approccio, pur violento, non è stato di tipo sessuale ma gli aggressori non si sono impadroniti neppure della borsetta, nel cestino della bici, che conteneva denaro e cellulare.

«Se volevano i soldi potevano prenderli facilmente», dice il padre, «quindi, forse, volevano dell’altro». Le indagini, affidate ai carabinieri di Cavarzere, per ora, non hanno avuto esiti, anche perché la descrizione dei due aggressori, fornita dalla ragazza, per forza di cose, non è precisa. Tuttavia un paio di particolari potrebbero aiutare gli investigatori. «In questi due giorni», continua il padre della ragazza, «in paese non si è visto nessuno di loro. Solitamente compaiono fin dal mattino presto, a frugare nei cassonetti, aprono i sacchi neri, buttano in giro tutto quello che non gli interessa. Poi li vedi girare a tutte le ore del giorno e, a più di qualcuno, è sparita la bicicletta, lasciata incustodita per qualche minuto fuori dal bar. Non dico che siano loro, ma dove le trovano le bici per tutti? Dopotutto sono in più di mille».

Domande che descrivono come viene percepito dai residenti il “cambiamento” di vita seguito all’arrivo dei profughi a Conetta, a quattro chilometri di distanza dalla frazione di Rottanova. «Prima questo era un paese tranquillo», continua il padre della ragazza, «adesso non lo è più. Io, di sicuro, sono molto più preoccupato, ma non credo che servirebbe avere più carabinieri o polizia. Ci sono troppe strade da controllare e i migranti, ormai, conoscono la campagna quasi meglio di noi e sanno dileguarsi tra i campi».

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