Il padiglione del Vaticano punta al dialogo
Tre artisti, Monika Bravo, Elpida Hadzi–Vasileva, Mario Macilau, tre continenti Colombia, Repubblica di Macedonia, Mozambico e un curatore Micol Forti. Bambini di strada, mani, pesci, acqua fanno da sfondo al Padiglione Vaticano della Biennale ispirato al Nuovo Testamento: “In principio … la Parola si fece carne”.
Ad inaugurarlo ieri è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, professore di lingue orientali, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e commissario del Padiglione. Il porporato ha esordito con un “toda” (in lingua ebraica significa ringraziamento, ammirazione, lode) a Venezia, “perla del pianeta”: «Nei secoli è stata il grembo, lo scrigno dell’arte e della bellezza».
Il Cardinale Ravasi ha sottolineato la novità rappresentata dalla presenza femminile e dalla provenienza lontana. In linea con il magistero di Papa Francesco, ha aggiunto successivamente. Agli artisti, «profeti che guardano oltre e altro rispetto al presente», il porporato ha consegnato la Parabola del Buon Samaritano, «Un fatto di cronaca nera». Al centro non è la Parola ma la carne: «E la carnalità è sudore, sangue, tragedia».
Soffermandosi sul dialogo arte e fede il Cardinale Ravasi ha auspicato un ritorno: «Si era interrotto. Partecipiamo per la seconda volta. Venezia, le sue calli, le sue chiese insegnano lo splendore. Bisogna continuare. Per questo ho scelto senza esitazioni e collocato all’Expo a Milano l’Ultima Cena del Tintoretto. Si trova nella Chiesa di San Trovaso».
Poi è intervenuto il Patriarca Francesco Moraglia: «Siamo invitati a scoprire la fragilità e la grandezza dell’uomo. La parabola del Buon Samaritano è un fatto di cronaca tremendamente quotidiano. Ci appartiene. L’umano e il divino sono un compimento, una ricerca che giunge alla meta». Il presule ha citato il poeta, filosofo francese Charles Peguy arrivato alla fede a 34 anni e il pittore russo Wassily Kadinsky «per il quale, al lascito “comune” del positivismo e di Nietzsche: Il cielo è vuoto e Dio è morto, bisogna opporsi ritornano all’uomo». A conclusione il Patriarca ha detto: «La rinnovata partecipazione della Santa Sede alla Biennale di Venezia esprime il forte impegno a ridurre le fratture tra fede e cultura e, concretamente, tra “arte” e “sacro”, tra “arte colta” e “fruizione popolare” instaurando un dialogo a 360 gradi con le arti e le culture contemporanee in quello che è uno dei suoi luoghi “simbolo”». Presente Paolo Baratta, presidente della Biennale, che ha espresso ammirazione per il Padiglione in un luogo che non è accademico ma di ricerca. I costi si aggirano intorno ai 400 mila euro, interamente coperti dagli sponsor che il Cardinale Ravasi ha definito “mecenati”.
Nadia De Lazzari
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