Il nuovo rabbino «Aprirò una scuola di studi ebraici»

Rav Scialom Bahbout, fisico, arriva da Napoli: «Restituirò un ruolo internazionale alla Comunità di Venezia»

Rav Scialom Bahbout è il neo rabbino capo della Comunità ebraica di Venezia. Nato a Tripoli in Libia nel 1944 da bambino si trasferì con la famiglia in Italia. Ha studiato a Torino e a Roma dove ha conseguito due lauree, la “Semikhà” (aveva 21 anni) al Collegio Rabbinico italiano con il rabbino Elio Toaff, e in fisica. È stato docente universitario di fisica per 35 anni, ha ricoperto la Cattedra rabbinica a Bologna, a Napoli e nel Sud. È autore di libri e studioso delle problematiche dei discendenti degli ebrei marrani convertiti al cristianesimo. Tra le passioni: la lettura di gialli e la buona tavola. Il suo nome significa Pace.

«Porto il nome del mio bisnonno, famoso rabbino cabalista. Era nato a Gerusalemme, come mio padre, direttore della scuola ebraica a Tunisi», racconta. «La mia famiglia, originaria del Marocco, si trasferì in quello che era ancora territorio ottomano».

Da Napoli sbarca a Venezia che vive momenti difficili: «La corruzione ha molti aspetti, quella che viene a galla e quella più nociva che crea l’humus. Il governo è l’espressione della città. Questa deve fare una riflessione e pensare a come vuole Venezia. Allora cambierebbero le cose. La soluzione è il pentimento, il ritiro, il ritorno alle origini, al giusto comportamento».

La sua nomina è stata «una sorpresa ben accolta. La Città e la Comunità ebraica sono interessanti. Saranno una bella sfida. Venezia è aperta al mondo e la Comunità è punto di riferimento per il mondo non solo europeo. Si ipotizza un flusso annuo di turisti ebrei, grandi viaggiatori, superiore ai 500mila. Costituiscono l’1,5% dei forestieri che arrivano a Venezia. Non è poco».

A Roma ha fondato la Sinagoga dei giovani e il Dipartimento culturale dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, a Gerusalemme l’Accademia di studi ebraici in particolare per gli italiani, a Trani e in Sicilia ha rifondato la Sinagoga.

Quale idea e obiettivo in Venezia? «Manca una scuola superiore di studi ebraici. La realizzerò e potranno studiare tutti, ebrei e non ebrei».

E l’impegno per la Comunità ebraica? «Le restituirò un ruolo internazionale in una città che ha una vocazione internazionale. Forse il Comune non è consapevole dell’immagine mondiale di Venezia».

Qual è la base per il futuro della società? «La crescita delle persone migliora attraverso la conoscenza. L’educazione è tutto. Una società che investe in questo campo costruisce futuro. Per riconoscere i valori dell’altro, di ogni altro, cristiano o musulmano, è necessario investire persone e mezzi nell’educazione non nell’acquisizione di armi altrimenti il mondo va nella direzione opposta, la distruzione».

E i conflitti in atto? «Nella terra c’è pane e spazio per tutti ma sono mal distribuiti. Bisogna aiutare l’altro, dargli cibo e spazio necessari per vivere. Penso con dolore ad Israele e alla Palestina e al rispetto per entrambi i popoli». È possibile uscirne? «È necessario investire nella ricerca. Ad esempoo, investiamo tutti insieme nell’agro-alimentare. L’Italia potrebbe essere capofila».

Nadia De Lazzari

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