Il nuovo corso di Vega Scarl sarà senza ricerca e innovazione

Lo prevede il piano di risanamento anticipato ieri: l’obiettivo è un’integrazione su scala regionale Critica la Cgil: «Così il progetto viene snaturato». Esubero previsto per metà dei dipendenti
Di Francesco Furlan

MARGHERA. Bye bye Vega: l’innovazione e la ricerca del parco tecnologico se ne potrebbero andare da Marghera. E anche se non si conosce ancora la destinazione d’arrivo l’orizzonte è comunque chiaro: un’integrazione tra i parchi scientifici regionali, a partire da Padova e Treviso, soprattutto sul fronte della gestione degli incubatori d’impresa e della progettazione finanziata con fondi europei. Lo scenario è emerso con più chiarezza ieri, nel corso di un incontro chiesto dalla Cgil e convocato dalla provincia al quale hanno partecipato tutte le parti in causa e al quale erano presenti anche l’amministratore delegato, Tommaso Santini, e il presidente Daniele Moretto, di Vega scarl. Quest’ultimo ha anticipato le linee del piano di risanamento che la società sta preparando per il tribunale, nell’ambito della procedura di concordato preventivo, chiesa a fronte di un bilancio in rosso per 14 milioni di euro. I vertici di Vega Scarl, società consortile con una maggioranza di soci pubblici (Regione e Comune) stanno cercando la strada per risalire la china e l’hanno trovato nella separazione tra attività e gestione immobiliare e attività di ricerca e innovazione. Che fine faranno quest’ultime è difficile capirlo. Sarà solo un distacco societario o lasceranno fisicamente Marghera? Molto dipenderà da quale forma prenderà, se la prenderà, l’integrazione tra i diversi parchi tecnologici veneti al quale si sta lavorando in queste settimane. E pensare che il Vega era nato non per amministrare un po’ di immobili, come capiterà ora, ma con l’ambizioso obiettivo di contribuire alla riconversione e al rilancio di Porto Marghera, progetto che si è arenato per una gestione inefficiente e l’incapacità di reperire risorse da destinare alla ricerca, con i fornitori che hanno cominciato a bussare alla porta dopo una serie di bilanci in rosso. Per ciò che riguarda i dipendenti nel confronto di ieri è stato scongiurato il ricorso alla cassa integrazione a rotazione per i 14 dipendenti di Vega scarl ma per la Cgil resta inaccettabile la decisione di alienare l’area della ricerca e innovazione, con il conseguente taglio del 50% (7) dei dipendenti di Vega Scarl, che già in estate, venuti a conoscenza delle difficoltà della società, avevano aderito a una riduzione di stipendio. Se da un lato si cercherà di collocare i lavoratori in esubero, dall’altro, spiega la Cgil, «è fondamentale che la Regione intervenga presso Nanotech per il recupero immediato dei debiti pregressi, pari a 750 mila euro, somma che permetterebbe alla società di tutelare i dipendenti, e un maggior coinvolgimento per il rilancio del parco dando continuità ai progetti oggi in corso, relativi ad esempio alle smart cities».

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