Il nodo della banchina impedisce l’accordo tra Oleificio e Porto

MARGHERA. Saverio Dal Sasso, titolare dell’Oleificio Medio Piave di Treviso, affiancato da uno dei due figli, ha confermato ieri, durante l’incontro convocato a Ca’ Farsetti dall’amministrazione comunale, di avere firmato il rogito di acquisto di 38 ettari delle aree ex Clorosoda ed ex Tdi di Syndial (la società dell’Eni presente ieri all’incontro con due suoi rappresentanti) dove intende costruire un nuovo impianto in cui è intenzionato ad occupare i 130 dipendenti di Vinyls in fallimento che stanno esaurendo la cassa integrazione straordinaria.
Il progetto dell’Oleificio Medio Piave sarebbe il primo e unico esempio, sino ad oggi, di riconversione industriale a Porto Marghera proprio nell’area che ha ospitato per decenni l’inquinante “ciclo del cloro”, per far posto a produzioni di “chimica verde”, ovvero per produrre mangimi animali e olio vegetale per biodisel.
Il problema è che l’Oleificio ha anche bisogno di una banchina portuale, come ha puntualizzato ieri Saverio Dal Dasso «ad esclusivo scopo aziendale» e non - come temono aziende come Grandi Molini e Cereal Docks che già svolgono attività legate all’acquisto e vendita di cereali e altre granaglie - per attività per conto terzi. Dal Sasso ha anche precisato che all’Oleificio interessa la banchina M36, ovvero quella che si affaccia sul Canale dei Petroli (il Malamocco-Marghera) sul quale transitano tutte le navi mercantili, con un unico senso di marcia, che arrivano a Porto Marghera e dove, secondo la proposta del Comune, dovrebbero passare anche le grandi navi da crociera.
Sul possibile utilizzo della banchina M36 - che in ogni caso dovrebbe essere arretrata di 30 metri per non interferire con il traffico mercantile e crocieristico - da parte dell’Oleificio lo stesso presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, ha ribadito le sue perplessità, proponendo in alternativa l’utilizzo delle banchine di Syndial sul Canale Sud o quella di ex Montefibre (e ora del Porto) sul Canale Ovest.
Banchine però, queste ultime, che distano più di qualche chilometro dall’area in cui sorgerebbe il nuovo Oleificio. Proprio per questa distanza, che comporterebbe un aggravio di costi, l’Oleificio presenterà all’Autorità Portuale di Venezia un progetto specifico con la richiesta di concessione per la banchina M36.
Gli assessori Alfredo Farinea e Gianfraco Bettin, affiancati dal consigliere Sebastiano Bonzio, hanno quindi ribadito che dovrà essere l’Autorità Portuale a «fare il massimo sforzo per prospettare una soluzione accettabile dall’Oleificio» che altrimenti potrebbe ripensarci. Dal canto suo l’assessore Farinea, che ha la delega per Porto Marghera, ha garantito il massimo impegno affinché, attraverso lo «sportello unico», sia garantita la concessione delle necessarie autorizzazionie ambientali (bonifiche) e urbanistiche in tempi più rapidi possibile. La rapidità delle procedure di autorizzazione e il rinnovo degli ammortizzatori sociali (nuova cassa integrazione per i 130 dipendenti di Vinyls nell’attesa dei i nuovi impianti siano realizzati e avviati) già domani saranno al centro di un incontro tra l’Oleificio e il curatore fallimentare di Vinyls: sono anche le due maggiori preoccupazioni delle organizzazione sindacali dei lavoratori presenti ieri al tavolo di Ca’ Farsetti.
Intanto ieri è arrivata la nota dell’assessore provinciale al Lavoro, Paolino D’Anna, che lamenta il mancato invito dell’organismo che rappresenta all’incontro di ieri.
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