Il “Nazareth” si candida a ospedale di comunità

Il Centro di Zelarino chiede al direttore Dal Ben di essere il primo dell’Asl 12 «Abbiamo strutture e mezzi, assistiamo 166 persone e seguiamo i senza dimora»
Di Simone Bianchi

ZELARINO. Il Centro Nazareth potrebbe diventare il primo ospedale di comunità sul territorio della Asl 12. Gli spazi, le attività e il personale non mancano: il progetto va discusso con il neo direttore generale Giuseppe Dal Ben, ma le premesse per realizzarlo (è previsto anche nel nuovo Piano sociosanitario regionale) ci sono.

«Ne stiamo discutendo e speriamo di poterci confrontare al più presto con Dal Ben», ha annunciato ieri Corrado Cannizzaro, presidente della Fondazione Opera Santa Maria della Carità che gestisce la struttura alle porte di Zelarino. Un ospedale di comunità assolve ai bisogni assistenziali dei pazienti anziani a rischio di non autosufficienza o temporaneamente non autosufficienti; affetti da patologie croniche ad alto fabbisogno assistenziale, durante i periodi di riacutizzazione o nelle fasi postacute; quelli oncologici e terminali; non sostenuti o con scarso supporto familiare, in alternativa all’assistenza domiciliare integrata; in fase di pre- ospedalizzazione o di recupero successivo al momento acuto ospedaliero.

«Qui al Centro Nazareth abbiamo 8 posti letto di hospice, 10 di degenza intermedia e 9 di residenza sanitaria distrettuale», sottolinea Cannizzaro. «Oltretutto saremmo pronti ad attivare i dieci posti di hospice che non hanno trovato spazio a Villa Elena (194 i pazienti ricoverati nel corso del 2012 all’hospice del Centro Nazareth, ndr). Attualmente siamo i soli con ricovero post-ospedaliero e degenza intermedia sul territorio dell’Asl 12, valvola di sfogo effettiva per l’Angelo. Per quanto però riguarda l’hospice, va curato l’aspetto della comunicazione, perché in certi momenti ci siamo trovati senza lista d’attesa, quindi forse qualcosa non funziona. C’è troppa burocrazia e poca comunicazione nelle fasi di cura ad esempio di patologie come quelle oncologiche o come l’Alzheimer che noi curiamo».

Sono attualmente 16 le unità che gestisce la Fondazione, compreso il Centro Nazareth, con 450 dipendenti (di cui 130 stranieri di 23 nazionalità differenti) e 600 i pazienti tra casa di riposo e altre attività assistenziali. Da tre giorni è partito anche il progetto per ospitare sei persone che vengono assistite dal progetto Senza Dimora del Comune, attraverso la Casa dell’Ospitalità che fa filtro.

«Abbiamo tre camere doppie con un bagno e due sale ricreative con televisione, oltre a venti volontari che speriamo diventino molti di più», afferma il direttore del Centro Nazareth, Alberto Fantuzzo. «Per 60 giorni offriremo questo spazio gratuitamente, in un immobile che al momento non veniva sfruttato. L’impatto è stato già positivo e siamo felici di poter dare il nostro supporto a questa causa».

«Gli ospiti potranno restare al massimo 15 giorni, accederanno dalle 20 alle 8», spiega Andrea Gabrieli, direttore della Casa dell’Ospitalità. «In questo modo salgono a 166 le persone che assistiamo, e per la prima volta affidiamo una simile attività a chi non l’ha mai fatta prima. I primi ospiti sono stati tre italiani e un tunisino, persone tra i 35 e i 54 anni che hanno perso il lavoro e la casa. Cercano con molta dignità di riprendersi, e questa è una parte del percorso di aiuto che cerchiamo di concretizzare per loro».

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