Il musicista morto nel Brenta «Con Andrea ho perso un fratello»

Il ricordo di Daniele Nordio “el giovanelo”, fondatore e leader del gruppo “John see a day” «Stavamo lavorando al nuovo disco e lui ne era entusiasta. Non so se tornerò ancora sul palco»
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. «Con Andrea se n’è andato un pezzo di me». È sul luogo dell’incidente, nella rotonda dell’Arzerone a Ca’ Pasqua, quando raggiungiamo al telefono Daniele Nordio, “el Giovanelo”, front man dei “John see a day”. Sono passate 34 ore dall’incidente in cui ha perso la vita il chitarrista del gruppo Andrea Boscolo Palo, “Mr Wood”, e Daniele è lì sul posto perché ancora non riesce a capacitarsene e ha bisogno di ricostruire la dinamica del drammatico incidente per capire cosa sia successo. «Era come un fratello», racconta, «vivevamo in simbiosi e ora che non c’è più, un pezzo del mio cuore è morto con lui. Non riesco ancora a realizzare che non lo vedrò più, che non mi chiamerà più per sparare al telefono battute a raffica come facevamo sempre. Con lui ridevo in continuazione, una battuta dietro l’altra. Era l’unico a farmi ridere così».

Prima di suonare insieme creando i “John see a day”, i due ragazzi si conoscevano solo di vista. Ma dal 2008, quando la passione per la musica ha fatto incrociare le loro vite, ne era nata un’amicizia profonda. «Non passava giorno senza che ci sentissimo», ricorda Daniele, «ci trovavamo per le prove o per buttare giù qualche idea per le nuove canzoni, ma spesso ci trovavamo solo per il piacere di stare insieme, di uscire tra amici». E una serata tra amici doveva essere anche quella di sabato. Andrea doveva andare a mangiare il baccalà preparato da Daniele che ama cimentarsi ai fornelli, come si è visto quando ha preso parte alla puntata di “Unti e bisunti” accanto a chef Rubio che ha sfidato nella preparazione del “broetto de pesse alla ciosota”. «Doveva venire da me», racconta il cantante, «ci eravamo sentiti per telefono, poi altri amici lo avevano cercato per andare fuori, mi aveva richiamato per avvisarmi e gli avevo detto che poteva venire anche dopo per il caffè, a qualsiasi ora. Casa mia era casa sua, aveva le chiavi e sapeva che le porte per lui erano sempre aperte. Si fermava a mangiare spesso da me, quello che avevo lo mettevo in tavola ed era sempre una festa».

Sabato però Andrea aveva preso un’altra strada e a casa di Daniele non è mai arrivato. «Che strana la vita», spiega l’amico, «alla fine di ogni concerto sul palco lui finiva sempre morto, con noi che gli sparavamo. Nell’ultimo concerto invece sparava lui a tutti e era l’unico a rimanere vivo. Questo era proprio un bel periodo, stavamo lavorando al nuovo disco, avevamo già buttato giù 5-6 canzoni. Andrea era un chitarrista formidabile, un grande virtuoso, con uno stile tutto suo. L’idea di non vederlo più mi toglie il fiato e non so davvero, ora come ora, se senza di lui saliremo di nuovo su un palco…».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia