«Il Ministero potrebbe bloccare i lavori»

Il comitato No Gpl ieri a Roma: i Beni culturali esclusi dall’iter autorizzativo. Per lo Sviluppo economico è tutto regolare
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. Il ministero dei Beni Culturali (Mibact) potrebbe fermare l’impianto gpl. Con questa promessa si è chiuso ieri a Roma l’incontro tra il comitato No Gpl e il dirigente per il Triveneto del Mibact, Sergio Mazza, che ha concordato sull’assurdità che il ministero sia stato escluso dall’iter autorizzativo e sul fatto che manchi del tutto un parere paesaggistico. La decisione potrebbe arrivare a metà maggio dopo che il Mibact riceverà le risposte ufficiali dal Mise (ministero dello Sviluppo Economico) e dal Mit (ministero delle Infrastrutture) sul perché dell’esclusione. Nessuna buona notizia invece dall’incontro che si tenuto qualche ora dopo al Mise col dirigente che si occupa degli impianti energetici.

Fronte ambientale. «È stato un incontro molto interessante, che apre nuovi spiragli», spiega il presidente dei No Gpl, Roberto Rossi, «il dirigente ha concordato con noi sul fatto che l’iter risulta monco per l’aspetto paesaggistico e ambientale. Ci ha spiegato che il ministero doveva essere convocato nelle due Conferenze dei servizi come unico ente titolato a rilasciare il via libero paesaggistico. Ci ha anche ribadito che è inverosimile che la commissione di Salvaguardia sia stata esclusa dato che si tratta di un progetto che ricade nella laguna di Venezia e che la Legge Speciale è sovraordinata rispetto al decreto ministeriale di autorizzazione, eppure è stata snobbata da tutti». Il dirigente del Mibact ha spiegato che attenderà, fino a metà maggio, le risposte dei due ministeri che hanno autorizzato il progetto per capire le motivazioni dell’esclusione e, se non saranno convincenti, potrà procedere con la sospensione del cantiere.

Fronte economico. Di tutt’altro tenore l’incontro delle 15 al Mise. «Il dirigente Guido Di Napoli ci ha ribadito ancora una volta che per loro l’iter è pienamente regolare», spiega Rossi, «l’ok paesaggistico secondo loro è implicito nei via libera rilasciati dai vari enti. La Legge Speciale a suo dire è solo una legge finanziaria che nulla implica sull’iter autorizzativo e neppure i rilievi sollevati dalla Capitaneria sono da considerare perché non riportati in Conferenza dei servizi e l’ok del Mit di fatto li supera. Insomma per il Mise non ci sono problemi. Ha però ammesso che se il Comune rivedesse il via libera originario (quello inviato dall’ex dirigente all’Urbanistica Mohammad Talieh Noori nel 2014), anche il ministero dovrebbe in qualche modo tenerne conto. Si torna al rimpallo Comune-Mise che non riusciamo a superare».

Proroga dei lavori. Al momento al Mise non è arrivata alcuna richiesta della società proprietaria dell’impianto, la Costa Bioenergie, per avere una proroga dei tempi per chiudere il cantiere. I due anni concessi scadono il 26 maggio 2017. «La ditta cercherà di accelerare per chiudere in tempo», ipotizza Rossi, «senza dover chiedere una proroga che rischierebbe di provocare qualche dubbio».

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