Il marito: «Vorrei avere ancora un futuro»
MUSILE. Una vita di stenti e discriminazione. Raffaele Marra, 41 anni, è originario di Scampia, quartiere di Napoli. Nove anni fa è arrivato a San Donà, per cercare qualche opportunità in più. Lavorava come tagliatore e raccoglitore di ferro. Nel 2009 viene arrestato perché si trovava nell’auto di uno spacciatore a Villabona. Fa un anno di galera, ma risulterà estraneo ai fatti. Iniziano i problemi. Niente lavoro, una continua e inutile ricerca, mentre ci sono l’affitto e le bollette da pagare.
«550 euro al mese di affitto per un appartamento con la muffa», racconta, «una vergogna chiedere queste cifre. Non ho più trovato un lavoro, forse perché mi hanno fatto un marchio, perché sono stato in galera, anche se da innocente, e aspetto ancora il risarcimento. Ho rubato un po’ di ferro per disperazione, mi hanno poi arrestato e trattato come un delinquente dei peggiori. Per me non c’è futuro. Abbiamo chiesto mille volte aiuto in Comune, ma non hanno fatto niente per noi, nemmeno per i miei figli. Non dico che tutti dovrebbero fare come mia moglie, ma certo non ci sono alternative».
Accanto a Raffaele, il figlio più grande Luigi di 24 anni: «Lavoro un po’ qua e là, nulla di fisso e qualche soldo in nero. Non posso andare avanti così, io e i miei fratelli abbiamo i pantaloni rammendati, le scarpe rotte. Non posso neppure avere una vita normale».
Ci sono poi gli altri tre fratelli. Una bella famiglia, ragazzi pieni di salute che non vedono un futuro. Papà Raffaele dimostra almeno 10 anni in più dei suoi 41. Gli stenti, le difficoltà, l’anno passato ingiustamente in prigione lo hanno molto provato. Adesso l’ultima speranza è legata al gesto disperato della moglie che ha impressionato tutto il Basso Piave. La speranza è di trovare un lavoro onesto, magari per i figli per poter andare avanti con dignità. (g.ca.)
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