Il mare è come un acquario: «Aragoste, meduse e tartarughe».

Arrivano le prime aragoste, aumentano i delfini, le tartarughe banchettano. Il nostro mare con l'aumento delle temperature è sempre più simile a un acquario
Una delle tartarughe avvistate a Pellestrina
Una delle tartarughe avvistate a Pellestrina

VENEZIA. Arrivano le prime aragoste, aumentano i delfini, le tartarughe banchettano. Il nostro mare, la nostra laguna, ma persino i canali interni di Venezia, assomigliano sempre di più a un acquario di specie aliene, dal quale sono spariti pesci famigliarissimi, come il passarin, che veniva pescato ovunque, a quintali, anche con la forchetta, e sono comparsi invece crostacei e mammiferi che un tempo si vedevano nei vassoi dei ristoranti o nei musei viventi del mare.

«La presenza di nuove specie e la quasi scomparsa di altre è sempre legata a più fattori, tra i quali sicuramente il cambiamento climatico», spiega il direttore del Museo di Scienze Naturali di Venezia, Luca Mizzan, «ma ci sono altre variabili importanti, quali l’inquinamento, il tipo di pesca, e, sicuramente per quanto riguarda le nostre acque, l’enorme sviluppo dei sostrati solidi lungo la costa dove, al posto della sabbia, ci sono chilmetri di roccia e pietra d’Istria».

In virtù questi nuovi tipi di scogliera, sono arrivati nuovi pesci come le orate e i saraghi, tipici dei fondali duri; mentre il passarin, che i ragazzi veneziani pescavano direttamente nei canali e che guizzava sui banchi del mercato di Rialto, è quasi sparito.

L’innalzamento della temperatura ha invece prodotto l’arrivo di altre specie, alcune delle quali accolte quasi con sorpresa, come le prime aragoste avvistate nelle “tegnue” vicino a Chioggia. «Le aragoste sono specie ad affinità calda, cioè stanno bene dove l’acqua è al di sopra di una certa temperatura», spiega ancora il direttore del Museo di Storia Naturale, «questo significa che le specie ad affinità fredda, si stanno spingendo sempre di più fino al golfo di Venezia, il più a nord del Mediterraneo, rischiando di estinguersi. Entro breve tempo avremo gli stessi pesci che vediamo in Puglia o in Sicilia, come ad esempio le cernie, la cui presenza è già stata segnalata».

Il risultato dell’innalzamento della temperatura dei mari è che alcune specie, come ad esempio i barracuda o i pesci pappagallo, e alcune specie tropicali, sono già entrati nel Meditarraneo e stanno salendo man mano che l’acqua diventa un ”ambiente” a loro favorevole.

Un altro esempio di come il mare si stia inesorabilmente traformando così come l’aria, è la presenza sempre più massiccia dei tartarughe. «Le tartarughe vengono da noi durante il perido caldo per mangiare», continua Luca Mizzan, «il colore verde del mare sta indicare che l’acqua è piena di cibo, come una mensa che offre tutto ciò di cui amano nutrirsi».

Lo stesso discorso vale per le meduse, che sono notevolmente aumentate; mentre per i delfini, sempre più numerosi, è cambiato l’atteggiamento dell’uomo. Il mammifero marino ha semplicemente trovato un ambiente meno ostile e persino i pescatori più incalliti, finalmente, ora li lasciano in pace. —



 

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