Il Made in Italy va in vetrina da Gucci
PADOVA. Meravigliosamente no logo, morbida, leggera e capace di reggere qualsiasi peso: per farla ci hanno messo due giorni e mezzo, per testare la portata hanno lavorato tre mesi, aumentando progressivamente il carico per vedere fino a dove reggeva e apportare tutti i necessari correttivi. È l’ultima nata di casa Gucci, si chiama Soft Stirrup ed è la figlia moderna e metropolitana della più rigida Stirrup Bag.
Ammirata e desiderata tra tutte, ma in fondo come tutte, al cocktail che accompagna, da Gucci a Padova, la serata “artisan corner”, che tradotto ed esplicato significa: vi facciamo vedere noi cos’è il Made in Italy.
Serate inventate due anni fa, che girano l’Europa e toccano tutte le boutique monomarca per mostrare ai clienti affezionati, e a quelli che potrebbero diventarlo, che esiste ancora qualcosa pensato e realizzato interamente in Italia, interamente con le mani.
Per fare un portafoglio servono sessanta pezzi diversi tra seta, pelle, cerniere e minuterie; per cucirlo, interamente a mano, ci vogliono due giorni e per esempio Marco l’artigiano, che ha 34 anni e fa questo lavoro da 15, è oltremodo orgoglioso di mostrare come si fa: quello dei portafogli è il lavoro dei migliori, perché è il più difficile, Marco giura che se sbagli di un millimetro si vede subito, e bisogna rifare.
Matilde si dedica a una nappina che decorerà una borsa: colla, filo, precisione. E ore.
Tutti toscani, i più giovani escono dalla scuola di pelletteria, i meno giovani hanno imparato il mestiere facendolo, come si usava un tempo, e sono oggi ottimi maestri.
Fra un prosecco e una tartina con caviale di pera e crema di carciofi, tra molta Padova che passa, saluta, brinda, magari visto che c’è acquista o si fa stampare le cifre su un pezzo Gucci che già possiede, torna alla mente l’apologo del magliocino ceruleo che, nel “Diavolo veste Prada” spiega alla perfezione che la moda non è un giocattolo per signore snob, ma è pensiero, creatività, lavoro, economia, occupazione.
Se poi tutto questo è artigianale, e Made in Italy dall’inizio alla fine, vederlo per una sera in vetrima non può che essere consolante.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia