Il leader di Forza Nuova indagato per le firme false
Due anni fa, processato per istigazione all’odio razziale perchè aveva inneggiato al Ku Klux Klan americano, aveva rischiato una condanna a otto mesi di reclusione, poi era stato assolto. Adesso ne rischia di più. Il segretario veneziano di Forza Nuova Sebastiano Sartori è finito sotto inchiesta per falso in operazioni elettorali per le decine di firme, si sospetta fasulle, raccolte sotto il suo nome quando era candidato alla presidenza della Regione per la sua organizzazione il 31 maggio scorso.
Nei giorni scorsi il pubblico ministero di Venezia Walter Ignazitto lo ha interrogato come indagato alla presenza del suo difensore, l’avvocato Gianbattista Zatti. Le norme puniscono con una pena che varia da due a cinque anni di reclusione colui che «forma, falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati o altri atti destinati alle operazioni elettorali». Stando alle accuse, quelli di Forza Nuova, di cui Sartori è il capo indiscusso in laguna, non avendo raggiunto la quota richiesta di firme per presentare il candidato Sartori come governatore Veneto avrebbero riempito il modulo di firme false.
Ad avere i primi sospetti erano stati i magistrati della Commissione elettorale presso il Tribunale di Venezia: avevano rilevato un anomalia particolarmente interessante, tra i firmatari per la candidatura di Sartori c’erano decine di avvocati veneziani. Molti di quei legali avevano poi, anche pubblicamente, smentito di aver mai firmato a sostegno del candidato neofascista. I testimoni d’accusa sono decine: tutti non riconoscono la loro firma in quei moduli.
Sartori non è il solo indagato e nei prossimi giorni anche gli altri dovranno presentarsi negli uffici della Procura. Per Forza Nuova, comunque, quella delle firme false per presentare i suoi candidati non è una novità. Proprio in questi giorni, infatti, davanti al Tribunale di Padova si sta celebrando un processo nei confronti di sette imputati, per la maggior parte appartenenti alla formazione politica di Fratelli d’Italia e alcuni dei quali ex assessori provinciali e comunali, accusati di aver certificato come autentiche firme mai apposte da cittadini qualsiasi, i loro nomi forse presi dall’elenco telefonico, in calce alla lista per garantire la candidatura a presidente della Regione veneto del leader padovano di Forza Nuova Paolo Caratossidis, che si era presentato alle elezioni del 2010, anche quelle poi vinte da Luca Zaia. A Padova è cominciata già la sfilata dei testimoni in aula, prossima udienza il 15 settembre.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia