Il lavoro eletto a merito brillano 8 stelle veneziane
Carabinieri in alta uniforme e sindaci con la fascia tricolore sopra la giacca: al teatro Toniolo venerdì scorso si respirava l'aria delle grandi occasioni per l'annuale consegna delle Stelle al merito del lavoro, leggi 65 professionisti provenienti da tutta la regione che hanno raggiunto uno alla volta il palcoscenico, sfilando davanti alle file di poltroncine gremite e ricevendo la prestigiosa onorificenza direttamente dalle mani di Pier Paolo Baretta ed Enrico Zanetti, sottosegretari del ministero dell'Economia, e di Domenico Cuttaia, prefetto di Venezia. Di questi 65 premiati, otto erano veneziani: Lucia Casolini, Pier Antonio Dalla Mutta, Gianni Marcato, Gianfranco Schiava, Enzo Schiesari, Ugo Soragni, Guido Vianello, Jean Joseph Wirkowski. «È un periodo difficile per il nostro Paese», ha detto il prefetto, «ma in fondo quando mai per l’Italia le cose sono state semplici? È molto importante, invece, tenere sempre a mente questi esempi positivi, non solo durante questa cerimonia, ma ogni giorno dell'anno, anche per trasmettere il giusto messaggio alle nuove generazioni».
Cuttaia ha speso qualche parola anche per le tante famiglie presenti in teatro per accompagnare gli insigniti: «Il lavoro è spesso sacrificio», ha chiosato il prefetto, «una scelta che si ripercuote su tutti i famigliari, ma è bello vedere qui che in tanti condividono le fatiche eo le gioie di un lungo impegno».
Ed è sicuramente un percorso lungo e impegnativo quello che culmina con l'assegnazione della stella smaltata di bianco: per ricevere la medaglia dal nastro verde e oro, infatti, non basta aver superato i 50 anni di età e i 25 di servizio, ma è indispensabile essersi distinti per la capacità di innovare, insegnare e migliorare il proprio lavoro, tracciando un solco in cui anche le generazioni seguenti possono trovare la propria strada: «Tutti noi oggi abbiamo bisogno di esempi virtuosi, anche chi lavora nelle istituzioni», ha insistito il prefetto, «non tanto per raggiungere un più ampio consenso ma per ottenere una più diffusa partecipazione».
Giacomo Costa
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