Il governo affossa il “Salva Venezia”
Non ci sarà alcun Salva Venezia. Il governo non ha per ora intenzione di varare un decreto speciale per mettere in sicurezza il bilancio della città d’acqua. Alla faccia di promesse, accordi, illusioni. È quanto si apprende da fonti qualificate molto vicine a palazzo Chigi. «Deroghe? Difficile. Tutt’al più ci potrà essere qualche manovra per le Città metropolitane in sede parlamentare».
Primo problema: il dibattito parlamentare sui fondi alle grandi città, se arriverà, non sarà prima di settembre. E per quella data il Comune dovrà avere già presentato il suo equilibrio di bilancio. A cui, fatti tagli e risparmi, mancano a oggi i 18 milioni delle sanzioni del Patto di Stabilità. Traguardo quasi impossibile da raggiungere. E comunque, non è detto che il Parlamento – perché in quella sede sarà spostato il problema – decida di «salvare Venezia» e non le altre grandi città in difficoltà economica. Niente di ufficiale, ma l’aria che si respira a Roma è quella. Allargano le braccia anche i due sottosegretari veneziani all’Economia, il pd Pierpaolo Baretta e il viceministro Enrico Zanetti di Scelta civica. Più volte avevano dato il decreto per fatto. Adesso la città chiede il conto.
Brugnaro deluso. Delusione anche per il sindaco Luigi Brugnaro. I suoi frequenti viaggi a Roma e le promesse di Renzi non sono bastati. «Imminente», si era lasciato sfuggire un mese fa dopo un incontro al vertice a palazzo Chigi. Invece il governo non dà segnali. E il tempo ormai sta per scadere. «Non voglio nemmeno pensarci», si sfoga l’assessore al Bilancio Michele Zuin. Da capogruppo dell’opposizione ha passato anni a sollecitare sindaco e governo ad «aiutare Venezia». Non è successo con Orsoni e nemmeno con il commissario. E adesso sta per non succedere anche con Luigi Brugnaro. Che appena eletto si era definito «più renziano dei veneziani del Pd».
Cosa farà il Comune se la riduzione delle sanzioni non dovesse arrivare? «Dovremo pensare a una manovra straordinaria di emergenza. Trovare dei soldi per coprire il deficit almeno per qualche mese, in attesa dell’arrivo di finanziamenti e nuove norme. Ma non sarà facile. Io ci credo ancora. Non posso immaginare che il governo ci dia un colpo del genere, dopo il grande lavoro che abbiamo fatto per recuperare e rientrare». Ma con le cifre non si scherza. Anche l’amministrazione Brugnaro adesso deve fare i conti con il deficit. Anche se, insiste Zuin, «non l’abbiamo creato noi».
Le colpe di Stato e Regione. Lo sforamento del Patto, ripete Brugnaro, «non dipende da noi. Avanziamo soldi dallo Stato e dalla Regione. Dobbiamo pagare le sanzioni perché non ci danno i soldi che avanziamo!». Stato e Regione non saldano i debiti. E il governo non pensa a sanare la situazione. Lo scenario più preoccupante potrebbe essere, in mancanza del pareggio di bilancio, lo scioglimento del Comune e un nuovo commissariamento, dopo un anno e mezzo di gestione prefettizia di Zappalorto.
Emergenza del personale. Le mancate norme sul Patto significano anche l’impossibilità di assumere i 70 vigili annunciati come fondamentali per la gestione della sicurezza e dei controlli amministrativi in città. E la mancata assunzione di maestre e personale delle scuole, oltre che il blocco dei progetti per i dipendenti. Anche l’ultimo decreto che consente le assunzioni, spiegano a Roma, «vale soltanto per chi ha rispettato i termini del Patto». Dunque non per Venezia.
Parlamentari al lavoro. I parlamentari veneziani sono in queste ore al lavoro per cercare di trovare una via d’uscita. Che appare sempre più stretta. Si dovrà attendere la strada parlamentare. «Ma non è oggi all’ordine del giorno», conferma il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda, «se ne parlerà in autunno. Il Parlamento ha a cuore Venezia e farà quello che può. Il colore politico di chi governa non c’entra».
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