Il giudice rigetta il ricorso Biliardino, la multa sale
Tanto rumore per nulla. Decine di interventi, attestati di solidarietà, interviste, articoli, editoriali sui giornali nazionali, addirittura una nuova norma regionale creata ad hoc.
Risultato? Stefano Ceolin, titolare del locale “il Palco” di Mestre, dovrà comunque pagare la multa di oltre 1.400 euro per il possesso di un calcetto balilla senza gettoni e privo di autorizzazione. Ieri il giudice di pace ha rigettato il ricorso presentato non tanto contro la sanzione, quanto contro il primo rigetto da parte del prefetto, formalizzato alla fine del 2013. Motivo? Il ricorso è inammissibile per vizi di forma, legati al pagamento delle relative marche da bollo. Ora l’esercente proseguirà la sua battaglia rivolgendosi in appello alla giustizia di grado superiore. «Ormai», dice Ceolin, «più che una vicenda amministrativa, ha assunto i contorni foschi di una tragicomica vicenda kafkiana. Da marzo 2011 ad oggi sono passati oltre tre anni e mezzo. E, intanto la sanzione sale, perché all’iniziale multa di 1.400, bisogna aggiungere una maggiorazione del 20%, dopo il rigetto da parte del prefetto, e una cifra simile conseguente alla decisione del giudice. In pratica, la mia battaglia, sostenuta da “mezzo mondo”, potrebbe costarmi duemila euro».
Il caso del calcetto balilla scoppia nel gennaio 2014 quando il nostro giornale dà notizia che un esercente mestrino è stato sanzionato dai vigili urbani perché possessore di un biliardino non autorizzato. La multa, in realtà, risale al 2011 ma la sentenza arriva due anni dopo, seguendo i ritmi della giustizia italiana.
La contestazione di Ceolin riguarda la natura di quel biliardino: non è a gettoni ma a palle libere. E infatti la mancata richiesta di una autorizzazione deriva da tale considerazione, sostenuta pure dagli uffici del commercio. Niente da fare, però. Il Prefetto rigetta il ricorso: il calcio balilla è considerato gioco d’azzardo. Dopo questa decisione e l’articolo su La Nuova, si scatena il finimondo. Il titolare del ”Palco” viene catapultato alla ribalta nazionale, simbolo dei commercianti “tartassati” da mille regole e mille cavilli. Nel locale di piazzetta Battisti arrivano tutti, anche il prefetto Domenico Cuttaia e l’ex sindaco Giorgio Orsoni, che si fanno fotografare mentre giocano al calcetto. Passata lo “tsunami solidale” Ceolin si ritrova con un pugno di mosche in mano, anche se la sua vicenda produce in consiglio regionale una norma sulla diffida preventiva, che permette agli esercenti di mettersi in regola per piccole infrazioni dopo un primo richiamo. La norma però non è retroattiva e non serve dunque a Stefano Ceolin. Il quale presenta dunque ricorso al giudice di pace ma senza marche da bollo, apposte solo in seguito. Un ritardo costato caro, perché il giudice ha definito inammissibile il ricorso stesso.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia