Il giudice di pace va verso la chiusura
CHIOGGIA. Giudice di pace verso la chiusura. Malgrado gli sforzi del Comune per assumere un secondo cancelliere e ridurre le carenze di personale, l’attività rallentata ha convinto la presidente del Tribunale di Venezia, Manuela Farini, a scrivere al ministro della Giustizia per chiederne la chiusura. Nella lettera, inviata anche al Comune, all’ufficio del giudice di pace, al Consiglio superiore della magistratura e alla Camera degli avvocati di Chioggia, si segnala l’impossibilità di funzionamento in modo regolare, come previsto dall’articolo 3 del decreto legislativo 156 del 2002. Secondo Farini la disfunzione “dovuta al trasferimento di due dipendenti, oltre che all’assenza del cancelliere e del facente funzioni, non è stata superata nemmeno con l’arrivo di un’altra dipendente di categoria C».
La prolungata assenza per malattia del cancelliere non ha reso possibile la formazione della nuova dipendente, necessaria a termini di legge, e i tre avvisi di mobilità sono andati deserti da parte del personale del Comune. I primi “mali” sono iniziati quando il Governo ha deciso di risparmiare i costi a carico del ministero facendoli in realtà gravare sulle spalle degli enti locali che, seppur disponibili, hanno gravi limitazioni nelle risorse finanziarie e di personale. Quella che è stata una soluzione efficace per la contabilità ministeriale si è rivelata un problema insuperabile per moltissimi Comuni che si sono assunti in carico la gestione di un ufficio giudiziario. Chioggia, per oltre un anno, ha cercato di convincere il personale interno a trasferirsi e ha bussato alle porte dei Comuni vicini, Cona e Cavarzere, per suddividere le spese di gestione (200.000 euro l’anno), trovando sponda, però, solo su Cona. Pochi mesi fa il sindaco Alessandro Ferro aveva annunciato di aver trovato la quadra addossandosi tutte le spese per un secondo cancelliere (oltre 300.000 euro l'anno), ma evidentemente lo sforzo non è stato sufficiente. «Prendo atto della comunicazione della presidente», spiega Ferro, «la non facile situazione della gestione dell’ufficio del giudice di pace non è un mistero. Come amministrazione, e anche in prima persona, abbiamo provato a trovare tutte le soluzioni possibili, non da ultimo l’arrivo di una dipendente in comando. Abbiamo cercato anche di arrivare a un accordo con Cavarzere per la ripartizione delle spese, purtroppo senza successo. Non vogliamo chiudere il servizio e auspico che si possano trovare altre soluzioni per evitarlo». Adesso la palla passa al ministero che dovrà decidere se con quali modalità e tempistiche chiudere il servizio e trasferire tutte le incombenze a Venezia. Scelta che si rivelerà nefasta per gli utenti, gli avvocati e i testimoni costretti a rivolgersi all’ufficio di Rialto anche per le cause minori con tempi e disagi ancora più lunghi.
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