Il giardino di Ca’ Bembo sarà bonificato
Il bel giardino universitario di Ca’ Bembo, dove è stata confermata la presenza di diossina e mercurio dall’Arpav, tornerà a essere utilizzato dai bambini dell’adiacente scuola elementare Renier Michiel e dagli studenti, una volta compiuta la bonifica a opera di Ca’ Foscari. È questa la buona notizia emersa ieri pomeriggio nel corso dell’incontro organizzato nella sede Dante Alighieri dal dirigente della Renier Michiel Salvatore Amato e voluto dal comitato genitori, a cui sono stati invitati Università (rettore Michele Bugliesi e dg Alberto Scuttari), Arpav (direttore Loris Tomiato e Marco Ostoich) e Comune (Enrico De Polignol).
Eppure, nonostante la vicenda sembra essersi conclusa con una happy end, rimangono aperti interrogativi sui tempi e sulle modalità di bonifica che costerà circa mezzo milione. In aggiunta, gli studenti del Collettivo universitario Lisc, conosciuto anche come #invendibili per la battaglia contro la vendita del Palazzo Ca’ Bembo, chiedono che il giardino continui a essere utilizzato fino al momento effettivo della bonifica, non trovando però il consenso sperato da Bugliesi. Essendo infatti lui il diretto responsabile dell’area in questione, il rettore rischia di essere perseguito penalmente nel caso di eventuali incidenti.
Bugliesi vuole che giardino ed ex casa del custode, attualmente occupata dal Collettivo Lisc che organizza numerose attività culturali, vengano sgomberati per permettere la bonifica. Tensione su questo punto, in particolare perché l’Università ha denunciato alla Procura «la perdurante situazione di abusiva occupazione da parte di ignoti». Il rettore ha detto di aver tentato tre volte di recintare il luogo per avviare i lavori, ma di aver trovato il tutto rimosso dagli occupanti che reclamano di essere stati gli unici a recuperare quel luogo un tempo degradato.
«Apprezzo quello che è stato fatto», ha detto Bugliesi, «ma sotto la mia responsabilità non posso far rimanere nessuno». I ragazzi hanno proposto forme di bonifica partecipate in collaborazione con Lega Ambiente.
«L’impegno dell’Università», ha ribadito il rettore, «è di presentare un piano di bonifica entro settembre, sei mesi dal 17 marzo, quando è stata confermata la presenza di diossina. Poi, anche in base alla Soprintendenza, si deciderà se realizzare la bonifica togliendo i 20 centimetri inquinanti o facendo un successivo strato». I 300 bambini della Renier Michiel dal 2011 non beneficiano dell’area, necessaria per giocare e non rimanere chiusi nelle classi. Durante i lavori per mettere a norma l'edificio, l’Università ha riscontrato la presenza di diossina e ha dovuto chiudere l'area, nonostante non sia responsabile dell'inquinamento.
«La diossina», ha detto infatti Arpav, «può essere stata causata da un catasto di plastica bruciato sul luogo o dall’ex inceneritore della Giudecca, ma è pericolosa solo se ingerita perché si deposita e non si diffonde per via aerea, ma ci sentiamo di rassicurare i genitori». Il limite previsto per legge è di 10 tossicità (ng su kg). Nelle aree era 13,3; 22,7 e 30,8 (18,8 per Arpav).
Vera Mantengoli
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