Il giallo delle buranelle scomparse esami per trovare tracce di sangue

In laboratorio gli specialisti della Scientifica alla ricerca del dna sugli abiti sequestrati all’indagato Nicola Alessandro, l’ex fidanzato di Rosalia Molin, sparita insieme alla zia Paola Costantini nel 1991
Di Carlo Mion

Cercano tracce di sangue sui reperti sequestrati a Nicola Alessandro, gli specialisti della polizia scientifica incaricati ora di trovare una prova che possa mettere in collegamento le due “buranelle”, scomparse 23 anni fa, e l’uomo indagato per omicidio volontario.

Si tratta di indumenti sequestrati a casa di Alessandro quando il caso venne riaperto nella seconda metà degli anni Novanta a seguito di indizi raccolti dalla Squadra Mobile allora diretta da Vittorio Rizzi. In quel periodo venne recuperata in laguna anche la patente di Paola Costantini.

Quindi l’inchiesta riprende forza due anni fa, quando i famigliari delle due donne fanno pressione sugli inquirenti perché verifichino le dichiarazioni di un pregiudicato.

 Si tratta di Umberto Manfredi. È lui a raccontare alla polizia, dopo essere stato arrestato per sfruttamento della prostituzione, dove i due corpi sarebbero stati sepolti. Ed è sempre lui a spiegare agli stessi poliziotti che le due sarebbero state uccise da quattro uomini. A raccontare a Manfredi dove ci sono i resti delle "buranelle" e come sono state ammazzate è stato un altro pregiudicato legato ai quattro assassini. Ed è questo il vero testimone. Nella vicenda finisce anche un ex poliziotto del commissariato di Jesolo, Marco Padovan. Ispettore ora in forze alla polizia di frontiera dell'aeroporto Canova di Treviso. Proprio a lui Manfredi, che è un suo informatore, racconta della fine delle donne. Rosalia Molin, 25 anni, e Paola Costantini, 29enne, scompaiono dall'isola di Burano nel pomeriggio di domenica 27 ottobre 1991.

Le due ragazze, zia e nipote, escono di casa assieme al fratello di Rosalia. I tre prendono il vaporetto diretto a Treporti, dove Nicola, fratello di Rosalia, si allontana diretto al lavoro in una pizzeria di Ca’ Savio. Le due avevano deciso di andare a Jesolo al cinema, ma scoprono che la 126 di Rosalia ha i bulloni di una ruota svitati. Sul posto si materializza l'ex fidanzato di Rosalia, Nicola Alessandro, trentenne. Nicola si offre, dirà lui, di andare a casa a recuperare i bulloni delle ruote della sua vecchia auto per fissare la ruota della 126 di Rosalia. Al suo ritorno, però, le ragazze sono scomparse.

Da allora, di Rosalia e Paola si sono perse le tracce. Manfredi racconta che le due donne sono state sepolte in un ex campeggio dove ora sorge un bar. Zia e nipote sarebbero state sequestrate da quattro uomini e condotte nel campeggio che si trova a Punta Sabbioni, poco distante dall’imbarcadero Actv di Treporti. Qui le cose sarebbero sfuggite di mano, Rosalia sarebbe stata uccisa da un colpo di pistola partito per errore, forse durante una violenza sessuale di gruppo. Colti dal panico, i quattro avrebbero deciso di liberarsi anche di Paola e di far sparire i corpi.

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