Il Gay Pride arriva a Venezia. Sfilata alla fine di giugno

Le associazioni regionali hanno indicato il capoluogo per la tappa veneta. Dopo le polemiche sui libri per l’infanzia arriva in città l’onda arcobaleno

VENEZIA. Gay Pride a Venezia, a fine giugno. Anzi, “Onda Pride”, come le associazioni Lgtb hanno ribattezzato il tradizionale appuntamento annuale in difesa dei diritti civili di lesbiche, gay, trangender, bisex, famiglie omogenitoriali: non un unico grande, colorato, festoso corteo nazionale, ma un appuntamento in ogni regione, più legato al territorio. Per il Veneto, le associazioni regionali che si sono riunite giovedì hanno scelto Venezia.

Non a caso: qui - ad opera della delegata per i Diritti civili e contro le discriminazioni, Camilla Seibezzi - sono state lanciate iniziative che hanno fatto il giro d’Italia e dei media nazionali: dalla richiesta di sostituire alla dicitura “padre/madre” quella di “genitore” nei moduli per le iscrizioni dei bambini alle scuole per l’infanzia comunali all’iniziativa (ancora al centro di accese polemiche) di acquistare mille libri di favole anti-discriminazione da distribuire nelle scuole materne e negli asili, a disposizione degli insegnanti, per parlare ai bambini della diversità senza pregiudizi verso gli omosessuali, certo, ma anche gli stranieri, le persone con disabilità, le famiglie arcobaleno, divorziate o con i genitori single.

Iniziative talvolta riprese anche da altre amministrazioni, ma che hanno attirato - oltre a normali e democratiche critiche – anche una tale sequela di insulti e minacce in rete nei confronti di Seibezzi (che vive con la sua compagna e la figlia di quattro anni) da spingere le associazioni Lgbt a puntare l’obiettivo su Venezia, dopo aver inizialmente pensato di organizzare l’onda veneta a Bassano o Vicenza. Ancor più dopo le manifestazioni organizzate - o annunciate e non autorizzate - dall’estrema destra a Venezia in difesa della famiglia tradizionale contro l’apertura di “ moschee” in città (in realtà, un progetto di centro studi islamici) che sui social network erano state accompagnate da commenti anche molto offensivi e volgari.

«Non ho chiesto io di organizzare l’Onda Pride a Venezia», commenta Seibezzi, «è stata una decisione spontanea di tutte le associazioni venete Lgtb, per rappresentare i diritti di migliaia di persone a fronte di toni che si sono fatti sempre più aggressivi. Anche le famiglie Arcobaleno avevano pensato di organizzare a Venezia la loro festa, ma i tempi - il 4 maggio - erano troppo ristretti». Così ora si avvierà l’iter delle richieste di autorizzazione per il corteo a Venezia: c’è da credere che la decisione non passerà sotto silenzio. «La scelta di fare un’Onda in ogni regione è proprio per rendere più visibile nei territori una realtà che esiste e che talvolta i mega raduni fanno invece vivere come lontana e estranea».

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