Il garante nazionale in carcere pesanti critiche alla direttrice
VENEZIA. Il garante nazionale dei diritti dei detenuti Mauro Palma ha reso noto sabato scorso il rapporto sulla visita compiuta due mesi fa a Santa Maria Maggiore. I rilievi critici nei confronti dell’attività della direttrice Immacolata Mannarella sono numerosi e pesanti. Inoltre, nella relazione sono indicate alcune raccomandazioni per il futuro e il «garante chiede che sia data risposta, indicando le azioni intraprese o argomentando quelle non avviate, entro quindici giorni». Il garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale è un organo di garanzia, indipendente, non giurisdizionale che ha la funzione di vigilare su tutte le forme di privazione della libertà, dagli istituti di pena, alla custodia nei luoghi di polizia, alla permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, alle residenze di esecuzione delle misure di sicurezza psichiatriche (Rems), ai trattamenti sanitari obbligatori.
Almeno cinque i rilievi che vengono mossi alla direzione del carcere. Il primo riguarda il rapporto con l’esterno, in particolare con le numerose associazioni di volontari che da anni svolgono attività all’interno. «Una tradizione di intervento che sembra invece fortemente diminuito e ostacolato» si legge nel documento, il quale prosegue: «La criticità dei rapporti tra Direzione e soggetti esterni ha raggiunto recentemente anche il livello istituzionale giacchè il Comune di Venezia ha informato della crescente difficoltà a cooperare con la Direzione del carcere».
Secondo rilievo: al termine di una precedente visita era stata data «la chiara indicazione di rimuovere le schermature delle finestre dei locali detentivi», necessità ribadita anche dagli ispettori dello Spisal dell’Ulss 12, visto che i detenuti a Santa Maria Maggiore vivono «in ambienti scarsamente illuminati - sia di luce naturale che di luce artificiale - poco ventilati e molto problematici nel periodo estivo». Nonostante questo, «non ha fatto seguito nel corso dei due anni (la scorsa visita era stata compiuta nel 2014) alcuna iniziativa». Stando al garante, «l’istituto è praticamente privo di effettivi ambienti per attività comuni e le stanze di socialità si presentano estremamente scarne, prive di tavoli e sedie sufficienti, senza alcun elemento che favorisca la socialità, a esclusione di un mazzo di carte...le attività sportive sono del tutto assenti».
Per questo il garante raccomanda che «l’Amministrazione penitenziaria impartisca chiara indicazione alla Direzione dell’istituto di attrezzare le stanze della socialità con elementi atti a favorire e programmare la quotidianità detentiva secondo principi di utilizzo significativo del tempo e di attiva responsabilizzazione dei detenuti. In tale direzione appare urgente la ricostruzione di un rapporto positivo con l’esterno».
«La presenza della direttrice», si legge ancora nel rapporto, «è ben poco avvertita. Il registro dei colloqui della direttrice con i detenuti riporta, nel periodo da ottobre 2015 a marzo 2016, soltanto 6 sessioni di ricevimento per un totale di 32 detenuti: in nessun caso è riportata alcuna conseguente decisione». E ancora, «la dislocazione del personale di Polizia penitenziaria nelle sezioni suscita una certa perplessità, risultando queste ultime di fatto sguarnite, senza alcuna attuazione della vigilanza dinamica». Infine l’invito «a favorire al massimo l’attività» del garante comunale che «per propria competenza professionale può offrire supporto e consiglio nell’affrontare difficoltà che possano emergere nella complessa gestione della quotidianità detentiva».
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