Il Fontego dei Tedeschi aprirà il primo ottobre

Ieri presentazione di Dfs dell’avanzamento del progetto e degli allestimenti L’architetto Fobert: «Per gli interni elementi veneziani ripensati da noi»
Di Enrico Tantucci
Interpress/M.Tagliapietra venezia 21.01.2016.- Fontego dei Tedeschi.
Interpress/M.Tagliapietra venezia 21.01.2016.- Fontego dei Tedeschi.

Il grande magazzino del lusso del Fontego dei Tedeschi aprirà al pubblico il prossimo primo ottobre e si chiamerà «T Fondaco dei Tedeschi», con la lettera iniziale che sta per travel, facendo riferimento che i viaggiatori sono uno dei principale cliente del marchio francese Dfs (Duty Free Shop)- controllata dal gruppo Lvmh - che ha avuto in affitto dal gruppo Benetton il cinquecentesco edificio, proprio per iniziare la nuova attività commerciale.

La notizia è stata da ieri dal presidente e amministratore delegato di Dfs Philippe Schaus - con il presidente del settore Europa e Medio Oriente Eléonore de Boysson e il vicepresidente italiano Roberto Meneghesso - nel corso della presentazione esclusiva e riservata a un manipolo di veneziani (tra cui il sindaco Luigi Brugnaro) che si è tenuta ieri sera all’hotel Danieli. La conferma di un lieve slittamento dell’apertura - già anticipata dal nostro giornale - prevista per l’estate, ma posticipata di qualche mese perché i lavori della Sacaim e dello Studio Oma di Rem Koolhaas per Edizione (la società del gruppo Benetton proprietaria dell’edificio) si concluderanno solo a marzo per lasciare spazio a Dfs e all’architetto britanico Jamie Fobert che curerà gli allestimenti interni. E proprio Fobert è stato il protagonista della serata, anticipando qualche linea dei nuovi allestimenti e annunciando tra l’altro di aver scelto come consulenti l’architetto Alberto Torsello, che ha già seguito i lavori in cantiere per la Sacaim e l’architetto Renata Codello, già soprintendente e ora segretario regionale dei Beni Culturali.

«Il Fondaco» ha detto Fobert «era stato profondamente modificato nel 1880 con l’arrivo delle Poste, con la chiusura delle aperture sulle arcate e nuove aperture per uffici al piano terra. Poi, con l’intervento successivo del 1929, è stato riportato all’aspetto cinquecentesco, ma in pratica rifacendolo interamente, pur imitandolo, con l’uso del cemento armato. Di autenticamente originale al Fondaco dei Tedeschi è rimasto ben poco. Con i nuovi allestimenti non pensiamo certo di fare un pastiche in stile veneziano, ma cercheremo di ricrearne lo spirito, guardando anche a grandi architetti veneziani come Carlo Scarpa. E Faubert ha mostrato tre esempi dell’intervento, con la forma di un calibratore di orologio dilatata sino a diventare un tavolo per gli orologi stessi, nel reparto che sarà a loro dedicato. O il disegno tipico di un’inferriata veneziana trasformato in un elemento divisorio o di sostegno all’interno degli spazi di vendita. O ancora il pavimento dell’ultimo piano - ora in cemento armato - rifatto con un’interpretazione moderna legata al tema dell’acqua del pavimento alla veneziana.

«Con il nostro intervento» ha detto ancora il presidente di Dfs Schaus «vogliamo anche recuperare il ruolo di collegamento del Fondaco tra città e commercio che ha sempre avuto. E accanto all’esposizione e alla vendita di prodotti di lusso ma anche legati all’artigianato veneziano e alla migliore qualità italiana, organizzeremo anche una programmazione costanti di eventi culturali. Vi assicuriamo che Dfs ha un profondo rispetto del ruolo del Fondaco - uno dei più importanti edifici di Venezia - tra cultura e storia e qui abbiamo voluto il nostro primo punto-vendita europeo».

Presentato nell’occasione dal professor Giuseppe Barbieri, storico dell’arte di Ca’ Foscari il libro che lui stesso ha curato sulla storia del Fontego.

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