Il figlio violento deve restare in carcere

Cavallino. Non ricorda niente il giovane che in un raptus ha picchiato in maniera selvaggia la mamma e i nonni
GIORNALISTA: Scattolin .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sciopero nazionale dei medici all'ospedale dell'angelo
GIORNALISTA: Scattolin .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sciopero nazionale dei medici all'ospedale dell'angelo

CAVALLINO. C’è il pericolo di recidiva e quindi resta in carcere il 33enne che sabato notte a Ca’ Savio ha picchiato a sangue e sequestrato in una stanza la madre e i nonni. Lo ha deciso ieri pomeriggio la giudice Barbara Lancieri dopo l’udienza di convalida dell’arresto celebrata a Santa Maria Maggiore, alla presenza del pm Raffaele Incardona: l’indagato è accusato di lesioni aggravate nei confronti della madre, sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale. Nel corso dell’arresto, tre carabinieri di Jesolo e Cavallino hanno riportato ferite per 7 giorni di prognosi. Intanto restano molto gravi le condizioni della madre del ragazzo, ricoverata in Rianimazione all’ospedale di Mestre, e del nonno, il quale ha riportato un trauma facciale. Meno preoccupante il quadro clinico della nonna.

Il 33enne, laureato in Economia e attualmente assunto come collaboratore scolastico, senza alcun precedente con la giustizia, è in uno stato di totale confusione. Alle domande della giudice, racconta il suo avvocato Matteo Lazzaro che lo difende assieme al collega Damiano Danesin, il 33enne avrebbe voluto rispondere ma al momento non ricorda nulla di quello che è accaduto sabato sera. A pesare sulla situazione potrebbe esserci un trauma cranico minore che il ragazzo si è procurato nel corso dei momenti concitati sabato sera a casa dei nonni. Ma come esattamente si sia procurato quelle due ferite, una sulla zona frontale e l’altra sul retro della testa, è tutto da chiarire. Al momento la giudice non ha ritenuto possibile formulare una valutazione sulla capacità o meno di intendere perché non ci sono elementi certi: ci sarebbe una diagnosi iniziale, fatta in ospedale domenica, che riferirebbe di spunti di tipo persecutorio nel paziente. Ma bisognerà capire se e quanto in questa situazione abbia influito il trauma cranico riportato.

I carabinieri che l’altra notte sono intervenuti nell’appartamento hanno iniziato a raccogliere testimonianze sull’accaduto, nell’attesa che le vittime della furia cieca del 33enne possano dare la propria versione. Alcune persone vicine al ragazzo hanno riferito come non stesse bene già nelle ore precedenti all’esplosione dell’escalation di violenza. È stato sentito anche il convivente della madre del giovane, colui che è riuscito a fuggire al pestaggio e a dare l’allarme ai carabinieri. Al momento restano avvolti nel mistero i motivi che hanno scatenato il raptus violento. La pista privilegiata dagli investigatori è che ci possa essere stata qualche tensione all’interno del nucleo familiare che ha fatto perdere la testa al 33enne. Sabato era a casa dei nonni quando erano arrivati la mamma e il nuovo compagno di lei. A quel punto il ragazzo aveva reagito violentemente contro i familiari, pestandoli a sangue e chiudendoli in una stanza.

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