Il figlio dell’anziano ucciso «Troppo poco l’ergastolo»

Parla Michele Bari il giorno dopo la sentenza : «Gaggio ha assassinato mio padre come una bestia. Giustizia è stata fatta, ma nessuno potrà riportarlo in vita»
Di Francesco Furlan

«Giustizia è stata fatta, anche se l’ergastolo per noi familiari, per quello che ha fatto a mio padre, è ancora poco. Nemmeno le bestie si comportano così». Michele, 43 anni, è il figlio di Valerio Bari, il pensionato di 75 anni ucciso barbaramente il 30 giugno del 2011 da Giorgio Gaggio, il 65enne che giovedì è stato condannato all’ergastolo e, dopo la lettura della sentenza, ha urlato: «Questa non è giustizia». In aula c’era anche Michele «ma la tensione era tanta che quando è stata letta la sentenza avevo come la testa vuota, e non ho neppure fatto caso alla reazione di Gaggio». A pensarci adesso però - Michele è nella casa della madre in via Pini - la rabbia sale.

«Nemmeno le bestie si comportano così, il delitto è stato così efferato che ha noi la condanna sembra poca cosa». E aggiunge: «Almeno siamo arrivati alla fine di questa vicenda, ora io e mia madre vogliamo solo cercare di dimenticare, anche se certo sarà impossibile, dimenticare nel senso di trovare un po’ di tranquillità. Papà non c’è più, e questa è l’unica cosa certa, anche se giustizia è stata fatta». Giovedì Gaggio è stato condannato dalla Corte d’Assise di Venezia all’ergastolo con due mesi di isolamento diurno per l’omicidio e altri quattro anni di reclusione per la rapina.

La Corte, presieduta dal giudice Arturo Toppan, ha accolto le richieste e le tesi del pubblico ministero Stefano Buccini, il quale, oltre ad elencare le prove raccolte dagli investigatori della Squadra mobile nei confronti dell’imputato, ha descritto l’atteggiamento processuale di Gaggio, che non solo ha negato qualsiasi responsabilità, ma ha cercato di gettarla sulle spalle di un amico, Paolo Pozzobon. Quando ha ricordato alcune risposte che ha dato l’imputato, il pubblico ministero si è chiesto: «Ci vuole prendere in giro?». E ancora: «Bari era una persona buona e pacifica ed è stato ucciso praticamente sotto casa, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione dove passeggiava tranquillo, e non da un extracomunitario ma da un amico del bar. Tutto questo può accadere ad ognuno di noi». Gaggio aveva dato appuntamento a Bari a pochi metri da casa sua, e per impossessarsi dei suoi monili d’oro, l’aveva prima stordito con un colpo in testa, e poi soffocato con dei fazzoletti di carta, per poi abbandonare il cadavere, dopo averlo trasportato con l’auto, in via Ca’ Solaro, tra i campi di grano.

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