Il fidanzato di Valeria: «I primi colpi sembravano effetti speciali»
TRENTO. «L’esplosione dei primi colpi di fucile l’abbiamo scambiata per un effetto sonoro che faceva parte del concerto. Pensavamo fosse un botto studiato per dare enfasi all’esibizione. Poi, però, ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava, che intorno a noi, dentro il teatro, stava accadendo qualcosa di grave, ed è stato l’inizio dell’incubo con il sangue e i morti».
È drammatico il racconto che arriva da Parigi sui fatti di venerdì sera al Bataclan che hanno coinvolto anche due fratelli di Dro, Andrea Ravagnani, il fidanzato di Valeria Solesin e la sorella Chiara, che era in compagnia del fidanzato, il veronese Stefano Peretti. Le parole dei due trentini hanno raggelato i loro familiari quando finalmente sono riusciti a raggiungerli telefonicamente, ponendo fine a una ricerca terrificante che segnerà per sempre la vita di queste persone. Ma il panico, purtroppo, è proseguito oltre perché all'appello manca tuttora Valeria, con la quale il trentenne di Dro convive da tempo nella capitale francese.
«Andrea è sotto choc», spiegava ieri il padre Corrado, «e non riesce a ricordare il momento in cui ha perso di vista Valeria». Un vuoto che parte, probabilmente, dagli attimi in cui le teste di cuoio francesi hanno attuato un primo blitz, quello che ha portato alla liberazione di una trentina di ostaggi e fra loro anche dei due fratelli Ravagnani e di Stefano Peretti. Cosa sia successo a Valeria, da lì in avanti, non è dato sapere. E pensare che il concerto di venerdì al Bataclan faceva parte dei festeggiamenti per Chiara che si è laureata da poco in biotecnologie a Verona, come raccontava ieri la zia Flavia Angeli: «È stata una promessa che le aveva fatto suo fratello, un fine settimana a Parigi, assieme al suo ragazzo, per divertirsi. Sapevamo che avevano preso i biglietti per un concerto ma non eravamo sicuri che fosse proprio quel concerto. È stato mio cognato a capirlo, anzi a sentire dentro di sé che in quel teatro c'erano anche i suoi figli. Eravamo riuniti in famiglia quando sono cominciate ad arrivare le notizie della strage parigina e così è iniziato il nostro incubo. Solo all'una di notte, dopo tantissimi messaggini e telefonate senza risposta, siamo riusciti a metterci in contatto con i ragazzi. Ed abbiamo saputo che non si trovava più Valeria».
Gianluca Marcolini
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