Il Farmer’s Market di via Piave fa flop «Da mesi sono solo»
Ogni martedì arriva all’alba, prima che aprano i negozi, monta la sua postazione e rimane fino alle 11.30, poi dopo quell’ora, non c’è quasi più nulla da fare. Paolo Naldi, chioggiotto, è un highlander. Da gennaio è rimasto solo, nei giardinetti di via Piave, unico rappresentante del Farmer’s Market, il mercatino del biologico, prodotti a chilometro zero, che si prefiggevano nei fatti, di rivitalizzare l’area a lungo in mano a sbandati e spacciatori, a ridosso della stazione.
Martedì mattina, come tutte le altre settimane, era là, con il suo gazebo. «Da mesi sono solo», racconta, «se non fosse per il collega, che viene da Sant’Erasmo e ogni tanto mi fa compagnia». Si tratta di I&S Farm, il biologico di Sant’Erasmo, che da inizio anno, salvo poi essere impegnato per un corso, uno o due martedì al mese si presentava al Farmer’s Market. Due eroi, qualcuno li definirebbe. «Ho la mia clientela», prosegue Naldi, «rimango qui per questo. Anche se non è facile. Vede quelli laggiù?» indica un gruppetto di persone sedute tra il marciapiede e l’area verde. Mentre parla e smonta il gazebo, si avvicina un giovane straniero che pretende qualche cosa da mangiare e pesca tra la merce rimasta. «Ho studiato arti marziali, il corpo a corpo lo reggo bene se servisse, ma quando sono quindici e io sono da solo, non saprei cosa fare se si mettesse male, avrei paura. Ho chiesto come comportarmi alle forze dell’ordine, ma anche loro, cosa vuole che mi dicano, di chiamare il 113 se ci fossero problemi. Io ci credo a questo mercato, lavoro bene, mi conoscono, ma è molto triste e alle 11.30 già non c’è più tanto da fare». «Da inizio anno sono venuto qualche volta», spiega Savino Cimarosto, che ha intrapreso da poco l’attività, «ma da aprile spero di esserci in pianta stabile. In questi giardini siamo testimoni della legalità, se posso usare questo termine, delle sentinelle, ed è un peccato che si perda questo mercato, perché è un presidio. Bisognerebbe aumentare la vigilanza, la presenza della polizia, per infondere una sensazione di sicurezza, casomai. Finché siamo presenti non ci sono persone dedite a malaffare, poi appena ce ne andiamo, tornano. Questo dovrebbe essere il senso e il segnale e per questo sono qua, è una scelta di partecipazione. Inoltre bisognerebbe incentivare la clientela, pubblicizzarlo, renderlo più evidente». Il mercato del martedì era stato inaugurato a giugno, per realizzarlo erano stati spesi soldi, sistemata l’area, il giorno del taglio del nastro il sindaco era andato a comperare le ciliegie fatto il giro dei banchetti. Ma chi ci va, sostiene non sia funzionale. Coldiretti è stata convocata qualche settimana fa dall’assessore Zaccariotto e ha incontrato l’assessore al Commercio, Francesca Da Villa. Dopo l’estate le cose avevano iniziato ad andare male e Coldiretti aveva scritto al Comune, spiegando che l’area non era mercatale: troppe le difficoltà logistiche, il terreno che si inzuppava d’acqua, la frequentazione, mancava il riscontro, gli associati volevano andarsene. Cosa puntualmente avvenuta.
L’impegno con il Comune, però, oramai, era stato preso, tanto che l’Amministrazione ha fatto pressioni e in aprile il mercato rionale dovrebbe tornare in versione ridotta con una decina di aziende: soci Coldiretti, Cia, Aeres. Non sarà più un mercato agricolo ma un progetto di rivitalizzazione, nella speranza che in qualche modo possa decollare. «Abbiamo preso un impegno con il Comune di ritornare con un numero di aziende ogni martedì assieme a Cia e altre associazioni», fanno sapere dalla Coldiretti, «le difficoltà non si possono negare, ma abbiamo deciso di riprovarci».
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