Il dolore di Leonardo, 21 anni. Suicidio annunciato su Facebook

Un amico vede il post e chiama genitori e carabinieri. Ma ormai era troppo tardi. «Sono completamente vuoto, mi dispiace per il dolore che lascerò ma l’unica soluzione che mi resta è quella di togliermi la vita»

SAN STINO DI LIVENZA.  Sei uno studente fuori sede, hai 21 anni e ti ritrovi l’appartamento libero nel weekend di Capodanno a Padova. La cornice assume una colorazione diversa a seconda della prospettiva da cui la guardi.

C’è chi avrebbe fatto carte false, Leonardo invece ha deciso che quella sarebbe stata la sua tomba. Si è seduto alla scrivania dove fino a qualche giorno prima divorava i testi di Ingegneria Biomedica, ha aperto il portatile e si è collegato alla sua pagina Facebook.

Il testamento di dolore di questo studente nel fiore della vita è un biglietto prima scritto a mano e poi letto davanti alla videocamera del pc. Un baratro personale annunciato con un post sul diario virtuale. Poche righe che cancellano in un attimo tutto ciò che c’era prima, le foto dei tramonti, i paesaggi e tutte le altre diavolerie scaricate in rete.

Quell’intervento su Facebook all’1.30 di notte poteva sembrare l’ultimo grido d’aiuto. Il coinquilino l’ha sperato con tutto il cuore che quella fosse una richiesta d’aiuto. Chiedere aiuto significa sperare di avere ancora tempo. Ma Leonardo Fingolo, nato a Motta di Livenza (Treviso) e residente a San Stino di Livenza, aveva già deciso che il suo tempo era finito. È riuscito a improvvisare un cappio e si è chiuso in bagno. In via Vendramini, stradina acciottolata alle spalle di piazza Mazzini, nella città del Santo, i residenti sono stati svegliati dalle sirene dei carabinieri verso le 2 di notte.

«Quel messaggio è l’ultimo grido d’aiuto»

L’unico residente della palazzina storica al civico 10 ha dovuto aprire la porta d’ingresso ai militari impegnati in quello che la centrale operativa aveva catalogato come un salvataggio. Una volta giunti al secondo piano hanno compreso la misura del dramma che si era appena consumato.

Leonardo Fingolo, studente modello dell’Università di Padova, ha messo un foglio di carta e il video di un computer tra sé e i genitori. «Sono completamente vuoto, mi dispiace per il dolore che lascerò ma l’unica soluzione che mi resta è quella di togliermi la vita». Leonardo ha chiesto scusa in tutti i modi a chi resta. Il lungo manoscritto è stato letto e registrato dalla videocamera del portatile. Filmato visto e rivisto da chi deve indagare su questa morte prematura ma senza che si intraveda uno straccio di motivazione.

Un punto dolente. Un qualcosa che possa spiegare. Niente di niente. Mamma e papà di Leonardo si sono messi in auto subito dopo aver ricevuto la telefonata del suo coinquilino. Una corsa disperata da San Stino fino a Padova, con l’autostrada deserta e il termometro sotto zero, con il papà che guida e la mamma che compone il numero di cellulare del figlio all’infinito.

Decine di chiamate, nessuna risposta. Pareva tutto finto. La realtà ha assunto consistenza con la luce blu delle pattuglie in via Vendramini. Due rampe di scale quasi in apnea, la porta dell’alloggio già aperta, i militari che sbarrano la strada. Non ci sarà mai più pace per questi genitori. Il punto è che nessuno capisce perché Leonardo abbia deciso di mettere fine alla sua vita a 21 giorni dal ventiduesimo compleanno.

Aveva il diabete, certo. Ma questo non gli ha mai impedito di vivere un’adolescenza serena, di fare tutto ciò che facevano i suoi amici, di essere tra i migliori nel corso di studi che aveva intrapreso. Non si lascia un figlio solo in occasione di una festività come Capodanno se si ha anche il minimo sospetto che possa covare il germe della depressione. Per questo i carabinieri sono convinti che la verità sia nascosta in quel computer, in quei post, magari anche in qualche particolare contenuto nel video e nella lettera.

Per questo è stato sequestrato tutto. Il suo ultimo post su Facebook, invece, è stato rimosso. L’hanno voluto togliere marito e moglie sorretti l’uno all’altra. Le parole scritte sulla rete vivono più a lungo delle persone. Sembrano così leggere quando scorrono nell’unica lavagna che non si può toccare ma quando poi le cose cambiano si ritorcono contro e ti colpiscono con una violenza difficile da immaginare prima. Già sarà difficile continuare a guardare le istantanee in cui Leonardo ride e scherza con gli amici, di certo non era possibile sopportare quell’ultimo grido di dolore sopra a tramonti e paesaggi.

e.ferro@mattinopadova.it

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