Il docente dell’anno insegna filosofia al Morin

MESTRE. Il prof dell’anno racconta di essere anche un ottimo cuoco: e però mentre la sua competenza in classe è certificata da un premio - oltre che, va da sé, dalla stima dei suoi alunni, compresi gli ex - quella tra i fornelli deve ancora passare l’esame dei suoi studenti. Ai quali lo scorso aprile aveva promesso: «Se vinco offro le pastine a tutti». Ora che Pietro Gavagnin, 53 anni, docente di storia e filosofia al liceo scientifico Morin da 23 anni, è stato insignito del premio di docente dell’anno dall’associazione nazionale dei presidi (Anp) e dal ministero dell’Istruzione, dovrà trovare il modo di mantenere la sua promessa.
Professor Gavagnin: quante paste ha ordinato?
«Se dovessi comprare le pastine per tutti i miei studenti, quattro classi, rimarrei senza stipendio. Ho deciso di preparare le castagnole, in cucina me la cavo bene. Quando mi è stato comunicato che avevo vinto il premio, alcuni giorni fa, l’ho postato sul mio profilo facebook e gli studenti mi hanno subito ricordato la promessa che avevo fatto ad aprile. Avevo visto il bando e avevo deciso di partecipare, presentando la pagina web che uso per le lezioni. Non pensavo di vincere. E adesso sono tutti che mi prendono in giro».
Cosa c’è in questa pagina web?
«Da quattro anni ci metto tutto quello che faccio a lezione con gli studenti, gli appunti, i podcast, riflessioni sui blog, presentazioni in slide, progetti che in alcuni casi realizzo con i ragazzi. I quali, in classe, possono fare a meno di prendere appunti, se non per punti sommari. Sul sito trovano materiale per approfondire».
Come reagiscono gli studenti?
«I punto non è l’assimilazione dei contenuti, pur importante, ma il dare ai ragazzi gli strumenti per capire la vita di tutti i giorni, sapersi relazionare, capire un quadro, ascoltare una conferenza, interpretare un film o saper leggere una trasmissione televisiva».
Come sono cambiati gli studenti negli ultimi vent’anni?
«Niente discorsi generali, ma a me pare che ora ci siano studenti più annoiati».
Forse sono più noiose le lezioni.
«La didattica frontale, almeno in parte, deve essere superata. Ci sono tutti gli strumenti tecnologici necessari per incuriosire i ragazzi e costruire con loro le lezioni. Alcuni docenti li usano, altri invece no. Questi ultimi spesso sono i più giovani, quelli che escono dai corsi di specializzazione che hanno cambiato molti nomi negli ultimi anni ma che restano una pagliacciata. Ci sono trentenni più reazionari di me, che di anni ne ho più di cinquanta. Ai corsi di informatica mi è capitato un professore che ha scambiato la porta per inserire il cd con un portabicchieri».
È una vecchia battuta...
«La prenda come una provocazione, ma le giuro che un paio di anni fa è successo davvero».
La filosofia piace ancora agli studenti?
«Ci sono studenti con una maggiore predisposizione di altri, ma è sempre stato così, anche quando ero studente io.Da questo punto di vista non è cambiato molto».
I filosofi più amati?
«Quelli che parlano della vita come Pascal, con il rapporto tra cuore e ragione, Kierkegaard o Schopenhauer».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia