«Il diritto di critica è nella democrazia»

CHIOGGIA. «Ho espresso solo il mio pensiero, se non lo si può più fare forse allora non siamo in democrazia…». Il vescovo di Chioggia monsignor Adriano Tessarollo tira dritto e, anche a fronte della “minaccia” dei giudici di essere querelato, non indietreggia di un passo. L’Associazione nazionale magistrati (Anm) non ha apprezzato la presa di posizione del vescovo che dalla pagine del settimanale diocesano “La Nuova Scintilla” ha bacchettato la giudice padovana Beatrice Bergamasco, per aver emesso una sentenza troppo pesante (due anni e otto mesi e 325.000 euro di risarcimento), e ha ipotizzato di reagire per vie legali, dando pieno sostegno al magistrato padovano. Spetterà alla Bergamasco, che si è presa sette giorni per rifletterci, decidere se procedere o no con una querela.
«I rappresentanti istituzionali», spiega il magistrato Lorenzo Miazzi, referente per il Veneto dell’Anm, «non dovrebbero dare giudizi sull’attività di altri organi, come quello giudiziario, senza avere la completa conoscenza dei fatti. Monsignor Tessarollo ha commentato la sentenza prima ancora di conoscerne il merito, usando toni troppo pesanti. Accusare senza neppure sapere come si sono svolti i fatti realmente va oltre il diritto di cronaca, si rischia di sfociare nella diffamazione o perfino nella calunnia».
Miazzi specifica che spetta comunque a un giudice terzo stabilire se nell’editoriale del vescovo si configurino dei reati, tenendo conto che il “significato delle parole utilizzate risulta ancora più forte, visto l'alto ruolo rivestito da chi ne l'autore”.
Un avvertimento che non scalfisce minimamente monsignor Tessarollo che ribadisce punto su punto le sue considerazioni. «Se mi vuole querelare lo faccia», spiega il vescovo vincentino, «io sono tranquillo, ho semplicemente espresso il mio pensiero, penso che si possa ancora fare o non siamo più in democrazia? Il diritto di critica esiste se non sbaglio. Non ho mai detto che Birolo ha fatto bene a sparare o che è giusto che i cittadini si armino e facciano fuoco, ho solo detto che ritengo che il giudice nel formulare la sentenza non abbia tenuto conto di tutti gli elementi, di una parte e dell’altra. Credo si sia calata molto nei panni del ladro moldavo e della sua famiglia, decidendo per un risarcimento astronomico che suona davvero come un vitalizio, e poco nei panni del tabaccaio e della sua di famiglia che con il pagamento di una cifra del genere potrebbe anche essere rovinata».
In città non si parla d’altro. In piazza come nei social in moltissimi hanno espresso piena solidarietà al vescovo, apprezzando una presa di posizione coraggiosa, schietta, per nulla scontata. «Ho parlato di leggi e di scopo pedagogico delle stesse», spiega Tessarollo, «credo che la vita sia il bene più prezioso, e va condannato chi non la rispetta, ma credo esistano dei beni come la casa, il lavoro, la famiglia, il frutto dei sacrifici, che vanno preservati. Credo che non si possa vivere nell’angoscia di essere derubati in casa propria o aggrediti da chi magari per prendere 10 è disposto a far danni per 100, senza alcuna certezza della pena. La giudice doveva tener conto delle condizioni in cui Birolo ha reagito, del clima in cui si sta vivendo».
Adesso spetterà al giudice Bergamasco decidere il da farsi, rischiando comunque di sollevare un nuovo polverone.
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