Il deputato Maniero beffa il truffatore: «Mi sento giustiziere»
MIRA. I carabinieri di Genova lunedì pomeriggio, seguendo anche le tracce scovate online dal deputato cinque stelle Alvise Maniero, compreso un numero di telefonino, li hanno fermati e posti in stato di fermo. I due truffatori seriali, il pugliese Stefano Ramunni, noto per avere raggirato decine di persone spacciandosi per altri grazie a documenti fasulli, e il complice, il 25enne Giovanni Chiaramonte, di Taranto, compariranno giovedì davanti al giudice per l’udienza di convalida. Decisiva per un loro ritorno in cella potrebbe essere la denuncia per la tentata sostituzione di persona attuato dai due, presentata dal veneziano Maniero.
Ieri il deputato è stato invitato alla tenenza dei carabinieri di Mira per formalizzare la denuncia, dopo l’allarme da lui lanciato per il tentativo di furto di identità che aveva scoperto sabato, controllando i sistemi di alert online su conti correnti e profili social. «Mi sento un giustiziere», scherza ora Maniero, raccontando come procede la vicenda, che lo vede suo malgrado, coinvolto.
«Lunedì sono rimasto in contatto con gli uomini dell’Arma fino a sera. Hanno fatto un grandissimo lavoro perché dall’allerta partita sabato da Mira e grazie all’aiuto della compagnia di Mestre e di quella di Venezia, sono riusciti a mettere i colleghi di Genova sulle tracce di quei due. La tempestività della mia segnalazione, mi hanno confermato, ha aiutato l’attuazione del fermo», spiega Maniero. Il suo nome, racconta, è finito su un documento fasullo preparato da Ramunni dopo la scarcerazione venerdì, disposta dal giudice, dal carcere di Santa Bona di Treviso dove era recluso perché girava nella Marca su un’auto con una sirena d’ordinanza fasulla e documenti, altrettanto falsi, da diplomatico del Vaticano. «Da quanto ho capito il documento che aveva preparato era valido per l’espatrio e quindi da Genova poteva facilmente arrivare in Francia ma i carabinieri sono stati più veloci. Credo che la mia denuncia ora potrà rappresentare un’aggravante». Il truffatore seriale, cercato e raggiunto a Genova anche dalla troupe de “Le Iene”, era stato scarcerato ma con la prescrizione degli arresti domiciliari con obbligo di firma a Milano, che l’uomo e il complice hanno disatteso, riprendendo la vecchia abitudine di costruirsi documenti falsi, come quello appunto intestato a Maniero. «Questa vicenda arriva alla conclusione senza danni per me. Ma conferma quello che per anni ho ripetuto, da sindaco, ai miei concittadini: di fronte ad ogni sospetto, meglio rivolgersi subito alle forze dell’ordine».
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