Il Demanio cede in affitto l’ex faro Spignon al Lido

Il manufatto ottocentesco sull’omonima isoletta vicino alla bocca di Malamocco andrà all’asta con concessione di 50 anni per un possibile recupero a fini turistici

VENEZIA. Il Demanio cede in affitto - con una concessione di lunga durata, fino a un massimo di cinquant’anni - anche il Faro Spignon, sull’omonima isoletta (160 metri quadrati in tutto) che è situata vicino alla bocca di porto di Malamocco. Il Faro, costruito intorno alla metà dell’Ottocento è infatti inserito nel programma dell’Agenzia del Demanio «Valore Paese» che prevede da settembre di cedere in affitto, con una gara evidenza pubblica, una ventina di queste strutture in giro per l’Italia per sottrarli al degrado e destinarli a una valorizzazione di tipo turistico, ambientale o ricettivo.

Ci sono fari di grande pregio ambientale come quello di Capo Rizzuto in Calabria e di Capo Fraro e Capo Milazzo in Sicilia, tra gli altri. Ma ad esse si aggiungono altri dieci beni, che verranno anch’essi messi all’asta, tra cui c’è appunto anche il Faro Spignon. Il faro ottocentesco, che raggiunge l’altezza di 15 metri, serviva le imbarcazioni che giungevano dal porto di Malamocco, trovandosi poco più ad ovest della Bocca. Faceva parte infatti di un sistema di segnalazione che comprendeva l’ex faro Alberoni e il pèiccolo faro Ceppe. Questi fari erano in funzione molto prima dell’escavop del canale Malamocco-Marghera e, quando fu completato il nuovo faro Rocchetta (situato all’inizio del molo nord di Malamocco) questo sistema di segnalatori venne disattivato, con l’unica eccezione del faro Ceppe, che continua ad essere operativo. Il faro Spignon è circondato da altri quattro edifici minori, è ora utilizzato come magazzino e rifugio da pescatori di passaggio. Esiste una stima di qualche anno fa del Demanio che attribuiva un valore di 2800 euro all’edificio che sembrava dovesse passare in proprietà al Comune di Venezia.

Ma poi il Demanio l’ha tenuto per sé e ora lo mette sul mercato a un prezzo che sarà presumibilmente molto basso, tenendo conto anche dei lavori di manutenzione straordinaria ed eventualmente di ristrutturazione che dovrà sobbarcarsi chi avesse intenzione di rilevarlo in concessione. Una trasformazione di tipo turistico, viste anche le modeste dimensioni del complesso e i vincoli monumentali che comunque persistono sul mantenimento dell’ex Faro Spignon non si presenta dunque facile. Solo un progetto di turismo sostenibile e legato anche alle sue valenze ambientali potrebbe essere possibile e si tratterà di vedere se ora, anche a livello locale, qualche associazione, come è avvenuto per la ben più grande isola di Poveglia, si farà avanti per proporsi per il suo recupero.

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