IL DELITTO DI FAVARO "Ho subito guardato se lo conoscevo"
Il testimone: ero lì vicino appena gli hanno tolto il cappuccio
FAVARO.
«Quando l'amica di mia moglie è arrivata di corsa gridando che c'era un morto sono subito corso a vedere. Ho pensato che fosse qualcuno che conoscevo, ma aveva in testa il sacchetto di nylon nero. Io abito qui da sempre, ma una cosa di questo genere non era mai successa. Qui si sta bene», racconta Odino Zerbetto mentre indica il luogo del ritrovamento del cadavere: una semicurva dove l'erba è calpestata e le sanguinelle salgono dal fosso un mezzo a ortiche e ad altre erbacce.
«Abbiamo chiamato il 118, è arrivata l'ambulanza e poi anche le pattuglie della polizia. Quando gli hanno tolto il cappuccio ho guardato se lo conoscevo. All'inizio mi sembrava di averlo pure visto in giro, ma in realtà non è così. La polizia ci ha chiesto se avevamo visto qualche auto sospetta sulla stradina. O qualcuno a piedi. Però nessuno della mia famiglia ha visto qualche cosa. Molto probabilmente dicevano i poliziotti che chi ha portato quel corpo è arrivato fino alla curva prima dell'ultimo tratto di stradina poi si è girato e quando è stato in po' più in là ha buttato fuori dall'auto il cadavere», racconta l'uomo.
La zona dove il cadavere è stato abbandonato è circondata da granoturco. La stradina si stacca dal tratto di via Ca' Savorgnan che costeggia la tangenziale.
«Solitamente qui vengono a buttare le scoasse», spiega Odino.
«Soprattutto quando c'è il sorgo alto e quindi lo possono fare tranquillamente senza essere visti. Una cosa del genere non era mai successa. Questa è una zona ancora tranquilla. L'unico fastidio per chi abita da queste parti è il rumore della tangenziale che, nonostante il verde, si fa sentire. Ma ci siamo abituati. Chi è venuto a buttare il corpo sapeva che non avrebbe trovato nessuno perché la gente lavora a quell'ora», ricorda Zerbetto che da sempre fa il contadino e conosce bene quella zona nel territorio di Favaro.
La donna che per prima ha scoperto il cadavere non vuole parlare, ha paura. Teme che qualcuno, chi ha ucciso Valerio Bari, magari arrivi a farle del male. (c.m.)
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