«Il delfino? La laguna è molto cambiata e diventa più mare»

Parla Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia Naturale che spiega perché le orate hanno preso il posto dei passarini
Di Roberta De Rossi

VENEZIA. Il delfino è tornato anche ieri in laguna - se mai ne è uscito, dopo l’avvistamento di martedì - e si è spinto fino in Bacino di San Marco, sfidando il traffico e continuando tranquillo ad immergersi per mangiare.

«È un esemplare adulto che caccia: da come si immerge, appare in salute, ma speriamo torni presto in mare o potremmo iniziare a pensare che non stia bene», commenta Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia naturale, «ora non andiamo tutto a cercarlo per fotografarlo: lasciamolo in pace».

Delfini, meduse, alghe giganti: la laguna sta diventanto mare?

«Non ancora, ma sta cambiando. La settimana scorsa eravamo fuori per controllare le mnemiopsis leidyi, segnalate in grossi banchi quest’estate come meduse, anche se non lo sono: specie “aliena” che arriva dagli Usa, innocua per noi, ma che in altre zone ha dato problemi importanti, perché mangia plancton e larve di pesci e crostacei. Vedremo gli effetti nella nostra zona in primavera. Per ora sono diminuite: speriamo scompaiano con il freddo».

In laguna arrivano specie un tempo sconosciute: è un pericolo?

«È normale in un ambiente di transizione. Il problema è che con i cambiamenti climatici, gli interventi alle bocche di porto, l’ambiente è cambiato: la profondità media era 50 cm ora è 2 metri, le correnti sono più veloci, l’acqua più salata. E sta cambiando il Mediterraneo, in fase di tropicalizzazione, con specie in risalita da Suez. Quello che registriamo è un’accelerazione di questi fenomeni, in mare e in laguna, probabilmente anche per la pesca che ha eliminato specie in cima alla piramide, togliendo predatori, cambiando gli equilibri. Se ci aggiungiamo l’inquinamento, le plastiche galleggianti capiamo quanto si è modificato l’ambiente».

Ci sono alghe giganti e non ci sono più i “passarini”.

«Ci sono molte meno zone con le fanerogame, l’acqua si è fatta molto più profonda e salata, è cambiata torbilità. Anche la presenza di “go” è molto diminuita, perché legata alle fanerogame dove il maschio custodisce le uova. Più della metà delle alghe oggi presenti in laguna sono esotiche e dominanti: è cambiato negli ultimi 20 anni. Da poco abbiamo verificato che tutta la zona delle soffolte, le lunate, le dighe sono del tutto coperte da un tunicato coloniale bianco, arrivato da poco: i mitili per ora sono vivi».

Tutte notizie negative?

«No, non c’è mai una lettura univoca. In controtendenza è tornata la “pinna nobilis”, il più grande bivalve del Mediterraneo: 15 anni fa era una rarità, poi è scomparso per l’azione delle turbosoffianti, dell’inquinamento. Ora ne abbiamo in grandi quantità. Perché? Non sappiamo tutto in biologia marina, ma è un buon ritorno, è una specie protetta. E da due estati sono tornati i trigoni, quelle specie di razze con aculei. È una laguna in chiaroscuro. Una volta si andava a mormore ora ad orate e siccome sono buone, nessuno si lamenta. Oggi ci sono chilometri di dighe che un tempo non c’erano: c’era sabbia, ora più substrati solidi, così abbiamo tutti i saraghi che un tempo c’erano solo in Croazia».

Dunque, come sta la laguna?

«Meglio degli anni ’70-’80: ci ricordiamo tutti le asfissie, i chironomidi. C’è più circolazione di acqua, ma è diventata meno laguna: i canali rettilinei e profondi, l’acqua salmastra la stanno trasformando lentamente in mare. Dovremo preservarla...e comunque che la presenza delle meduse indichi una buona qualità dell’acqua è solo una leggenda metropolitana».

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