Il decreto “Salva Venezia” già cassato al Senato

L’emendamento è stato dichiarato improponibile dal presidente Pietro Grasso, decisione contestata dai parlamentari del Pd

ROMA - Il cosiddetto decreto “Salva Venezia” è stato cassato dal presidente del Senato Pietro Grasso che ha ritenuto l’emendamento non proponibile.

Emendamento bocciato. Un giudizio che riguarda anche un’altra quarantina di emendamenti, tra i quali sedici, compreso il “Salva Venezia”, avevano invece ottenuto il via libera dalla commissione Bilancio di Palazzo Madama. L’emendamento che avrebbe permesso di salvare la città lagunare dal taglio del 15%-20% dello stipendio dei dipendenti rientrava nel decreto legge 151 sugli Enti locali ed era stato presentato proprio per ridurre le sanzioni dovute per lo sforamento del Patto di Stabilità.  I parlamentari del Pd hanno contestato la decisione di Grasso, chiedendo la ri-ammissibilità degli emendamenti.

Il presidente dei senatori Zanda. Durante il dibattito, ancora in corso, il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, ha chiesto alla Presidenza del Senato di "valutare l’opportunità di rivedere il giudizio espresso sui sedici emendamenti all’art.3 dichiarati improponibili ma già votati e approvati dalla Commissione con il parere favorevole del governo e la necessaria copertura. Propongo di accantonare quegli emendamenti e di trattarli alla fine dell’esame del provvedimento. Contengono misure di grande rilevanza per le comunità cui erano destinate".

Il Pd veneziano. Dura la reazione del gruppo comunale del Pd alla notizia che il Senato, per decisione del
presidente Grasso, ha dichiarato inammissibili alcuni tra cui il cosiddetto "Salva Venezi"  al decreto legge Enti locali. «Abbiamo sempre mantenuto il massimo rispetto per le istituzioni parlamentari - afferma il capogruppo dei Democratici Claudio Borghello -, ma a questo punto ci chiediamo se tale rispetto sia meritato». «Se un emendamento fondato sul dato inconfutabile che vede Venezia penalizzata nei parametri di calcolo del patto di stabilità rispetto alle altre città e che mira ad evitare tagli ai servizi alla persona e agli stipendi dei lavoratori del Comune, confermato dal Governo e discusso dalla commissione bilancio del Senato e votato dalla stessa, viene dichiarato inammissibile - prosegue Borghello - risulta evidente che in quei luoghi più che il popolo sia la confusione a regnare sovrana». «Situazione ridicola - aggiunge - che comporta conseguenze gravose per la città di Venezia. Auspichiamo che tutti i parlamentari veneziani prendano una ferma posizione nei confronti di un episodio non comprensibile che rende la questione non più solo una questione veneziana».

Lega Nord. «Orsoni e Venezia sono state abbandonate dal Pd che non gli riserva lo stesso trattamento di altre città prima tra tutte Roma» è il commento d Emanuele Prataviera, parlamentare della Lega Nord. «È una vergogna che Venezia e il Veneto continuino a pagare per non ricevere nulla in cambio. Ancora una volta, a pagare per quest’uscita dal patto di stabilità e per lo sforo di bilancio,  saranno le aziende che lavorano per Venezia e soprattutto i dipendenti del Comune. Alla luce di questa ennesima ingiustizia, siamo sempre più convinti che l’unica soluzione è e rimane l’Indipendenza da questo paese che umilia il nostro territorio».

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